In questo 2024 abbiamo spesso assistito a scelte tecniche rivoluzionarie, che hanno contribuito a rendere il racconto di questa stagione (ormai pressoché volta al termine) ancor più interessante. Grandi cambiamenti hanno coinvolto per esempio le coperture: si sono viste gomme larghe, larghissime (fino a 2.5”) su determinati percorsi, per poi passare addirittura a gomme da Gravel. Insomma, una gran confusione: mai ci saremmo aspettati però un improvviso “calo di sezione” (soprattutto se ci si confronta con i moderni canoni), come successo all’ultima-“strana” prova di Coppa del Mondo.
Lo spunto proviene ancora una volta da Marco Aurelio Fontana, che ha saputo cogliere un nuovo aspetto tecnico, passato in sordina ma degno di essere analizzato. Nel corso di uno dei suoi video di commento è emerso proprio l’utilizzo di gomme più “strette” del solito da parte di diversi atleti, tra cui alcuni portacolori del “pigliatutto” Cannondale Factory Racing (sponsorizzato da Schwalbe). I motivi? Ancora tutti da chiarire. Ecco, però, qualche ipotesi. Il percorso canadese era naturale, tecnico e duro, in pieno stile anni ’90-2000. Quando si parla di gomme, però, bisogna analizzare principalmente la tipologia di fondo: il terreno era per gran parte ben battuto, nonostante fosse leggermente umido e insidioso nel sottobosco e nelle sezioni rocciose.
Già solo osservando le foto, ci si può accorgere di come le gomme tendessero a accumulare un sottile strato di fango piuttosto colloso. La scelta è dipesa dunque in parte molto probabilmente da questo: una gomma “sottile” (anche se mai inferiore ai 2.1-2.2”) in queste condizioni raccoglie certamente meno di una gomma “oversize” (come quelle utilizzate in passato dall’ statunitense Blevins) ed è dunque più leggera e veloce.

Inoltre, essendo quello di Mont-Sainte-Anne un terreno piuttosto compatto e regolare, l’importanza della “pancia” e dell’effetto ammortizzante sono venuti meno. Anche per via di un percorso molto ritmato e impegnativo, un continuo su e giù che ha messo a dura prova i biker e ha dato esito a velocità piuttosto basse (il vincitore della prova XCO maschile Hatherly dovrebbe aver chiuso la prova con 18.5 km/h di media). Proprio per queste ragioni si è preferito optare per gomme non inutilmente molleggianti e ingombranti, lavorando piuttosto su set-up delle sospensioni, come apertura e ritorno di forcella e mono.
Insomma, in conclusione, possiamo dire che per l’ennesima volta in questo 2024 vengono messi in discussione quelli che sono stati definiti come i nuovi standard della Mtb. Un’occasione che ci ricorda come, in una disciplina così soggetta a variabili, tutto è estremamente relativo e nulla è a priori meglio di altro. In un settore sempre più tecnologico ed evoluto, c’è ancora spazio per le sensazioni e un po’ di sana inventiva. Possiamo dirlo forte: che bella questa Mtb.