Andrea Tiberi saluta Santa Cruz: «Il gruppo è arrivato a fine ciclo. Ora mi prenderò del tempo per me»

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Andrea Tiberi lascia il Santa Cruz RockShox Team dopo 4 anni nel ruolo di Performer Coach (foto dal suo profilo Instagram)
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Come in tutte le più grandi storie la fine, prima o poi, arriva per tutti. Vale anche per un team importante e internazionale come quello di Santa Cruz, per cui il 2024 è stato l’ultimo ballo. Dopo l’ufficialità, uno ad uno, diversi componenti della squadra stanno infatti comunicando la fine del proprio percorso con il team italiano. Tra i primi a salutare la squadra, almeno pubblicamente, è stato Andrea Tiberi (ex biker e Performer Coach della formazione). Il piemontese ha reso noto l’addio con un lungo e bel post su Instagram, dove ringrazia la squadra per i sei anni insieme (due da corridore e quattro da allenatore).

«Per me questo è stato ovviamente un addio importante», ha confermato a noi lo stesso Tiberi. «Lascio l’ambiente dopo quattro anni da coach, che però vengono dopo due anni da corridori. Quelli con cui ho concluso la mia parentesi da corridore. Questa stagione è stata la fine di un ciclo per Santa Cruz. Molti dei ragazzi che facevano parte del gruppo originario hanno deciso di lasciare il team. Ognuno per vari motivi. Ma tutti i principali interpreti del management e della società hanno salutato. Io pure, dopo aver riflettuto tanto, ho deciso di uscire».

Era un pensiero che avevi da un po’ o che è maturato solo nel corso della stagione?

«In realtà, è un po’ che ci pensavo. Quando ero corridore viaggiavo tanto. Ero sempre fuori per lavoro. Poi, appena ritirato, sono subito entrato come coach nel team. Quindi ho continuato ad avere quello stile di vita lì. Dopo tanti anni, però, inizio a sentire la fatica e vivere così mi inizia a pesare. Quindi ho sfruttato questa chiusura di un percorso per cogliere l’attimo e tirare il fiato».

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Andrea Tiberi in una foto con suo figlio. L’ex biker si prenderà del tempo per stare di più con la famiglia (foto presa dal profilo Instagram di Tiberi)

Cosa ha in serbo per te il futuro?

«Come prima cosa voglio godermi questo momento di stacco, stare un po’ tranquillo a casa e dedicarmi maggiormente alla mia famiglia. Poi vedremo cosa mi riserverà in futuro. Sicuramente non esco da questo mondo, ma mi sposto nell’ambito della preparazione aiutando diversi ragazzi che facevano parte del gruppo e che continuerò a seguire, come Valentina Corvi, Nadir Colledani e Dan English, uno dei giovani del development team di Santa Cruz».

Passi quindi da coach a preparatore. Come cambia il tuo rapporto con i ragazzi?

«In realtà era già parte del mio lavoro. La maggior parte dei ragazzi della squadra li seguivo anche nella preparazione. Quindi il rapporto diretto non cambierà. Quello che sicuramente sarà differente e il non essere più in un team. Non seguirò più tutte le attività dei ragazzi in giro per il mondo, ma faremo tanto lavoro a distanza. Soprattutto nei periodi nel quale le corse si sposteranno in altri continenti. Ovviamente frequenterò ancora i campi gara e quando potrò sarò lì accanto a loro per aiutarli. Però, il grosso del lavoro lo fai da remoto, anche grazie alle tantissime nuove tecnologie che sono venute fuori. Ormai esistono infinite piattaforme, sistemi di monitoraggio e altri strumenti che servono proprio per aiutare chi lavora nell’ambito della preparazione».

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Valentina Corvi, una delle ragazze seguite da Tiberi in maglia Santa Cruz RochSox (credit: Alessio Pederiva)

In questa tua nuova avventura, però, non sarai da solo.

«Vero. Collaborerò con Federico Baudino, un ragazzo che avevo coinvolto due anni fa nel team Santa Cruz. Lui è proprio un preparatore atletico di professione, dottore in scienze motorie, molto in gamba e con grandi conoscenze nell’ambito della fisiologia, dei test metabolici e simili. Ci completiamo bene. Perché, anche se facciamo lo stesso lavoro, abbiamo qualche sfaccettatura diversa a livello di conoscenze. Questo è un vantaggio che ci permette di offrire un lavoro a 360°. Io ho dalla mia la forza dell’esperienza e un passato vissuto in prima persona direttamente sui campi gara. Federico, invece, non ha quel background, ma ha una preparazione molto ampia dal punto di vista della teoria, degli studi e dell’utilizzo degli strumenti. Quindi, anche se con due filosofie diverse, ci siamo trovati subito molto bene a lavorare insieme».

Tu ci sei già stato, ma un ritorno nello staff della Nazionale, ora che hai anche più tempo da dedicare, è nei tuoi piani?

«Non lo so. E soprattutto non è una cosa che dipenderebbe solo da me, ma anche da tanti altri aspetti. Penso che se ci sarà la volontà da parte della nazionale di coinvolgermi di nuovo ci ragionerò. Non mi voglio precludere la possibilità perché la chiamata della nazionale è sempre un orgoglio. In questo momento, però, non c’è nulla. Vedremo in futuro».

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Sul futuro dell’ormai ex team Santa Cruz cosa ci puoi dire?

«Io non so molto. Perché la decisione di uscire dal team l’ho presa già da un po’ di tempo. Come ormai noto, Santa Cruz ha deciso di ritirare la sponsorizzazione per motivi economici e sospendere il progetto di un team con il loro nome. Così facendo MMTB ha perso quello che era lo sponsor principale. Francesco Bondi e gli altri, però, si sono subito messo all’opera per provare a salvare il salvabile e trovare un’alternativa. La volontà è quella di non chiudere. Lo staff sta infatti lavorando per tenere in piedi la squadra, anche se con un gruppo ridimensionato. Non sarà comunque facile, perché il gruppo originario lavorava insieme da tanto tempo, c’era un legame forte e una grande coesione con il marchio, che da parte sua portava tanto appeal. Tanti corridori di livello sono arrivati anche grazie all’immagine che Santa Cruz dava».