
Una domanda che tutti i veri biker almeno una volta, prima o durante una gara, si sono posti. Meglio seguire la sensazione, l’istinto e magari un avversario o seguire i propri numeri? Per gli allenamenti, la risposta è semplice: i propri numeri (scelti con dovizia) sono una via sicura per pedalare al meglio, senza rischi, in buona parte dei casi.
Quando parliamo di gare, invece, il discorso è ben più complesso. Indipendentemente dalla distanza e dal formato, con un’errata gestione dello sforzo, il rischio di “esplodere” c’è ed è alto, inutile negarlo. Soprattutto, ovviamente, per chi è magari poco allenato.
In gara, la gestione è dunque fondamentale, ma è comunque da combinare con una strategia “vincente”. Rispettando il cosiddetto “pacing” (banalmente un ritmo alto, ma sostenibile a lungo; un concetto centrale nel mondo delle cronometro su strada) si riduce drasticamente la percentuale di rischio di crollo improvviso. Ma questo non è sempre la risposta giusta, il tutto va sempre valutato, bilanciando pro, contro e rischi di ogni scelta: vediamo perché.

L’importanza del ritmo nelle lunghe distanze
Sicuramente quando si parla di lunghe distanze (GF e Marathon) è consigliabile seguire il più possibile il proprio ritmo fin dalla partenza (verificando frequenza cardiaca o potenza, o entrambe) e poi magari andare ad aumentare nel finale, qualora possibile. Un ritmo che va stabilito sulla base dei propri parametri, ovviamente. A questo scopo, certamente, molto utile è il potenziometro, che fornisce dati oggettivi. Tramite i vari test (ne esistono di diverso tipo), è possibile stabilire le varie zone di potenza e attraverso queste stabilire anche un “pacing” giusto da seguire in gara.
Insomma, una vera e propria strategia, che però difficilmente può essere applicata nelle gare più brevi, dove l’aspetto tattico è più predominante. Qui subentrano infatti molti fattori e quindi il tutto va valutato sul singolo momento: se seguire un attacco, dove risparmiarsi e dove invece procedere regolare.
La gestione dello sforzo e il ruolo della mente
La partenza è ad esempio in molti casi “a tutta”, ma nelle fasi centrali è bene che le gambe siano collegate alla mente per rendere al meglio e condurre al risultato migliore possibile. Qui, ancora una volta, subentra la gestione dello sforzo, che soprattutto quando si è in solitaria, può essere agevolata come dicevamo dalla strumentazione. Oltre a questo, ovviamente, per scongiurare crisi improvvise, bisogna anche ricordarsi di bere e mangiare adeguatamente (NE ABBIAMO GIA’ PARLATO QUI). Ma questo lo approfondiremo in altre occasioni.

Insomma, anche la Mtb, sport “di fatica vera”, è tutt’altro che un semplice pedalare, soprattutto quando si parla di gare. Queste, indipendentemente dalla distanza, vanno sempre approcciate in maniera oculata. Andare al massimo non è sempre la risposta, tutt’altro.