Quarantena alle spalle e prime date di gare all’orizzonte. I nostri hanno ripreso a pedalare e preparare i nuovi obiettivi. Noi abbiamo ascoltato Gerhard Kerschbaumer. Il campione italiano Xc sembra scalpitare.
– Dicci del lockdown…
– Adesso la situazione è più tranquilla e soprattutto le persone sono più tranquille. Ma non nego di essermi spaventato. Quando scendevo in paese un po’ avevo paura. All’inizio di questa storia mai avrei pensato che sarebbe andata così. Eravamo all’Isola d’Elba in ritiro quando la cosa si è fatta più seria. Da quel momento sono rimasto chiuso in casa. Ma sono stato fortunato…
– Perché?
– Dove abito io c’è spazio e abbiamo un grande terreno privato. Qualche volta ho anche fatto i rulli, ma nel bosco intorno al maso ho realizzato un piccolo circuito e ogni tanto giravo lì. E poi ho fatto tanta, ma proprio tanta, legna e il tempo è passato bene. Ma non è stata una preparazione ottimale per la stagione.
– Cosa pensavi quando gli svizzeri si allenavano?
– Se è per questo in Repubblica Ceca hanno anche corso. No, la cosa non mi innervosiva, anche perché non avrei potuto farci niente. Vorrà dire che sarò fresco più avanti. E poi pensavo che stava peggio chi viveva in appartamento.
– E quando è finito?
– Ho passato giorni unici, ero sempre fuori in bici, non meno di 3-4 ore, non tanti chilometri ma un sacco di dislivello, almeno 2.500-3.000 metri al giorno. Come quando si libera un cavallo dopo tanto tempo che è rimasto chiuso, apri la porta, lui scappa e non torna più.
– Quando correrete?
– Devo parlare con Mauro Bettin (il manager della Torpado, ndr) ma so che a luglio in Svizzera ci sarà qualche gara e se tutto va bene andremo là.
– Cambierà anche la preparazione, non più solo uscite, ma anche lavori…
– Le ripetute, come sapete, non sono mai state il mio forte. Non uso orologi, né guardo i watt. Prendo la salita, faccio quello che devo fare e quando sono stanco che ho fatto il mio… basta. Di certo farò meno ore e più esplosività.
– Ma come fai a capire se stai lavorando bene?
– In un bosco poco più su del mio maso da anni ho un circuito di Xc, ogni due o tre stagioni lo modifico, vado e simulo una gara. Se finisco e non sono morto vuol dire che è okay.
– Il calendario è super compresso. In pratica tre tappe di Coppa e poi il mondiale dal 7 all’11 ottobre. E’ una buona occasione?
– In quel periodo vado sempre forte e poi c’è il mondiale. Inoltre in quei mesi non ci sono pollini (Gery soffre di allergia, ndr) e questo è un vantaggio.
– Cosa pensi di Leogang?
– Quella zona mi piace, il circuito vero e proprio lo conosco un po’ meno. Ho visto che da casa mia sono circa 200 chilometri, i miei amici mi hanno detto che verranno in autobus!
– E magari tu potrai andarlo a vedere…
– Può darsi, ma siamo sicuri al 100 per cento che correremo?
– Celestino lo hai sentito?
– Sì, più che altro voleva sapere come stavo. Mi chiedeva della famiglia, ma non siamo due chiacchieroni e dopo due minuti la telefonata finiva lì.
– E Pallhuber, lo senti mai?
– E’ venuto al mio matrimonio. E’ un vero duro, ha anche cambiato lavoro. Va sui gatti delle neve, sta sempre nel bosco a tagliare legna e a caccia. E’ stato lui a introdurmi alla caccia. Eravamo in ritiro sul Teide prima dei Giochi di Londra. Io, Tony Longo e Fonzie. Condividevo la camera con lui che mi diede i manuali. Studiai e presi la licenza. A volte si allenava con noi e se eravamo incerti su certi passaggi andava avanti, sarà caduto non so quante volte. Sì, Hubi è un vero duro.