EUROBIKE 2021 / Pidcock: la bici del campione olimpico non ha più segreti

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Tra tutte le novità e gli assetti speciali visti quest’anno, la bici di Thomas Pidcock è quella che ha forse creato più scalpore. Sin dalle sue prima partecipazione alle prove di Coppa del mondo di questa stagione un alone di mistero ha avvolto la biammortizzata del campione olimpico di Tokyo 2020. Un telaio non brandizzato, una componentistica completamente scelta dal pilota e quelle sospensioni sempre tenute nell’ombra.

Anche se continua il silenzio dei tecnici, a Eurobike siamo riusciti ad avvicinarci alla bicicletta utilizzata sul tracciato di Izu dal principino inglese. Se gran parte della componentistica risulta essere altamente riconoscibile, su telaio e sospensioni si era fino a questo momento solo potuto ipotizzare la loro origine e il loro funzionamento.

Il telaio della bici di Pidcock è un autentico Bmc Four Stroke, con schema Aps e un reggisella che sembra solo ai meno esperti classico. In realtà basta osservare il terminale sinistro del manubrio per capire che l’unico comando presente è proprio quello di azionamento del reggisella telescopico integrato nel telaio.

Una piega completamente sgombra da altri comandi, ad esclusione di quello del cambio, posizionato sulla parte destra. Questo allestimento implica quindi la mancanza di un comando che possa regolare l’apertura dei sistemi idraulici delle sospensioni. Una volta con, una volta senza, le immagini televisive non hanno mai reso giustizia a questo componente che è comunque sembrato sin da subito molto più di un set di sospensioni qualsiasi.

Ecco quindi i dettagli delle sospensioni, e con esse, un paio di Sr Suntour, due componenti che chiarificano alla perfezione l’entità di questi prodotti ancora prototipali, ma di cui non si conosce l’esatta origine (potrebbe non essere Suntour ad aver sviluppato ciò che segue). Sulla testa della Axon 34 si può perfettamente notare adesso un cavo che si dirige all’interno del telaio della Four Stroke. Una guaina sottodimensionata che fa pensare a un cavo di un componente elettronico.

Il dubbio si annulla completamente guardando quella che è la struttura dell’ammortizzatore, che include un piccolo box nero con una ghiera di regolazione rossa e una valvola di gonfiaggio. Quella che tra i frame dei video non poteva essere riconosciuta alla perfezione, prende così tutte le forme di una vera e propria centralina, proprio come quella che già Fox, con il suo LiveValve aveva lanciato.

Tutto ciò comporta quindi che le sospensioni del buon Pidcock siano regolate proprio da questa centralina che grazie a una serie di sensori, legge in ogni momento la conformazione del terreno per offrire il miglior output possibile sugli hardware in maniera completamente automatica, quindi senza il controllo manuale del rider. Sulla testa della forcella è allestito uno speciale bicchiere che consente attraverso l’impulso proveniente dalla centralina, l’apertura automatica della cartuccia idraulica, con ogni probabilità, come altri sistemi analoghi, con componenti magnetici.

Ma se per il mono pare ci sia la possiblità di regolare con una piccola rotella il comportamento, o quantomeno variare l’assetto, per la forcella rimane unicamente la parte ad aria da modulare. Facendo quindi pensare ad un sistema di setting computerizzato. Sorprendente è la dimensione del piccolissimo box attaccato al cilindro della sospensione posteriore, che dovrebbe includere centralina e batteria. Ma la presenza di due soli cavi culminanti con le due sospensioni fa altresì pensare a un componente, magari interno al telaio in cui sono raccolti altri cablaggi provenienti dai sensori.

L’elettronica sta espandendosi a macchia d’olio sulla mountain bike, ma così, lo fa in maniera alquanto misteriosa…