Vincere una corsa a tappe significa essere un campione, ma rientrare nel novero dei pochi eletti capaci di cogliere almeno un successo in tutti i tre grandi giri è un privilegio riservato solo ai talenti dii razza. Vincenzo Nibali è a pieno titolo uno di questi. E quando lo scorso anno, dopo 18 stagioni da professionista, lo Squalo dello Stretto ha deciso di chiudere la propria carriera, molti si sono chiesti: “E adesso Vincenzo che farà?”. Chi lo conosce bene era certo che non avrebbe perso il piacere di pedalare.
«Sì, per me la bici è vita, e mi diverto ancora, anche se non è più il mio lavoro – spiega Nibali –. In particolare mi piace la mountain bike, che ho sempre praticato come diversivo allenante, anche in inverno». L’ha usata di frequente durante il lockdown in Svizzera, dove risiede, e poi ha continuato a pedalare off road un paio di volte al mese.
Dopo aver partecipato due mesi fa alla durissima Cape Epic, in Sudafrica, lo Squalo ha deciso di schierarsi al via anche alla Bmw Hero Südtirol Dolomites, che si svolgerà sabato 17 giugno. «Ne ho sempre sentito parlare, è una gara bella ed impegnativa», osserva. Per rapporto tra la distanza e lo sviluppo altimetrico la Hero Dolomites è la marathon bike più dura al mondo, «Fabio Aru in effetti me ne ha parlato come di una prova molto, molto dura. Lui ha partecipato all’edizione 2022».
Quella che andrà in scena sabato 17 giugno sarà la tredicesima edizione di Hero Südtirol Dolomites. Saranno proposti i due tradizionali percorsi, rispettivamente di 86 chilometri (con 4.500 metri di dislivello) e di 60 chilometri (dislivello di 3.200 metri) e Nibali ha scelto la sfida sulla distanza più lunga. «Le salite e le discese delle Dolomiti le conosco bene, anche se affrontarle su asfalto non è la stessa cosa che su sterrato».
Informazioni: www.herodolomites.com
