Sagan ora è tutto della Mtb. Ecco perché farà molto bene al mondo dell’offroad

Peter Sagan proverà a conquistare un'altra maglia (foto: Alexis Boichard/Agence Zoom)
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Con il nono posto finale in un’anonima corsa francese vinta da un francese – il Tour de Vendée, Arnaud Démare – si è conclusa ieri la carriera su strada di uno dei campioni più riconoscibili e conosciuti al mondo: Peter Sagan. L’icona pop, la star mediatica e gli ultimi anni arrancati nel ciclismo dei nuovi fenomeni, quelli cresciuti nella consapevolezza che tutto si può fare (una consapevolezza nata dopo e grazie a Sagan), non possono far dimenticare i suoi successi e l’effetto dirompente che lo slovacco ha avuto su uno sport che prima di lui era considerato vecchio, tradizionale, antico, in tutte le accezioni anche negative che queste parole possono avere. 

Sagan ha portato una ventata di aria fresca nel ciclismo, che ne aveva disperatamente bisogno dopo gli anni più bui della sua storia, e neanche le colpe più pesanti – toccare il sedere a una miss sul palco, guidare ubriaco – possono far dimenticare i meriti che l’ex ragazzo di Zilina ha avuto nell’accompagnare il suo sport nel futuro. A un certo punto la velocità che il ciclismo ha preso è stata troppa anche per lui, e Sagan lascia senza rimpianti. Con la voglia (sempre pericolosa) di tornare dov’è stato felice, alla ricerca di un tempo ormai passato. Non sappiamo, e in parte ne dubitiamo, se Peter ritroverà la pace che sembra cercare, ma da oggi Sagan torna ad essere tutto della mountain bike, il suo primo mondo, quello che più ha amato e che ha sempre rimpianto. «Rispetto a quindici anni fa la Mtb oggi è uno sport completamente diverso. Ovviamente non averlo fatto per tanto tempo mi ha fatto perdere parecchio: sarà come passare dalle F1 al rally». Torna con l’obiettivo di correre i Giochi Olimpici di Parigi. Per farlo, gareggerà per tutto il 2024 in Mtb con il team Specialized Factory Racing.

Peter Sagan ai Giochi di Rio 2016, che chiuse al 35° posto

Sagan è nato nella Mtb, è stato campione del mondo junior nel 2008, quindici anni fa, prima di passare alla strada. Non ha mai smesso di allenarsi sulle ruote grasse, nei lunghi periodi nello Utah e tutte le volte che torna nella sua Slovacchia. Quest’anno ha corso in Mtb ai mondiali scozzesi, e si è molto divertito nonostante le polemiche per la decisione dell’UCI di avanzare lui, Pidcock e van der Poel in quinta fila, davanti a campioni che corrono tutto l’anno in Mtb. «È stata un’esperienza molto bella e dura, e mi sono goduto ogni singolo momento dei mondiali, dentro e fuori i sentieri di Glentress».

In previsione di Parigi, Sagan dovrà lottare per guadagnare punti sufficienti per la sua Slovacchia nella classifica delle qualificazioni olimpiche, che chiude a maggio 2024. «Ho l’ambizione di andare alle Olimpiadi, per cui correrò tutte le prove del calendario di Coppa del Mondo. La mia carriera non è finita. Si chiude un capitolo, se ne apre un altro. Ho ancora tante cose da fare, bisogna sempre guardare avanti». Senza rimpianti. «La cosa più importante sarà divertirsi. Nel mondo della Mtb c’è un’atmosfera più rilassata, si corre nella natura, e anche la preparazione sarà del tutto diversa. Non vedo l’ora di cominciare: nuove sfide, nuovi obiettivi. In Mtb sei solo, è pura libertà. Si salta e si vola in aria, è bellissimo. Si va sempre al massimo, non è come una tappa di montagna di cinque o sei ore. È il regno della libertà, corri nel bosco, su un sentiero, non c’è il disturbo del traffico o della gente, puoi fare quello che vuoi. La Mtb ti dà un senso di pace. Se devi affrontare discese rocciose, salti o cose di questo tipo, ti dimentichi di tutti i tuoi problemi, perché devi essere sempre concentrato sulla gara, e questo non avviene su strada. Devi concentrarti sul momento».

Peter con il figlio Marlon, che porta con sè in mountain bike (foto da Instagram)

Sappiamo già che un anno di Sagan farà molto bene alla Mtb, anche perché accenderà i riflettori del mondo sulla disciplina. Qualcuno arriccerà il naso leggendo questo, ma non c’è tanta discussione: Sagan avvicinerà alla Mtb molte persone che non l’hanno mai frequentata, si parlerà di XCO molto di più di quanto si sia fatto in questi ultimi anni, l’interesse sarà molto più globale. È inutile fare i puristi: i campioni della strada non soltanto portano maggiore visibilità a un mondo bellissimo – quello dell’offroad – che a volte sembra compiacersi dell’essere di nicchia, ma stanno anche dimostrando ai biker che correre su strada diventa ogni giorno più importante per vincere nella Mtb. Mettiamoci comodi allora, e prepariamoci allo spettacolo.