Camere d’aria in TPU, il futuro è qui

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Siete convinti che le camere d’aria siano diventate obsolete? Beh, non è esattamente così. Certo, dopo aver preso il posto dei tubolari, i tubeless dominano incontrastati; tuttavia, al di fuori delle gare, la configurazione “clincher” (quella con camere d’aria) continua a essere validissima e merita di essere presa in considerazione.


Ce lo confermano molti produttori di biciclette, che scelgono di distribuire con camere d’aria anche i prodotti di media e alta gamma, lasciando all’acquirente la possibilità di decidere se convertire le proprie ruote a tubeless o meno.
La camera d’aria resta infatti la soluzione più semplice, più pratica e anche più pulita: non si ha a che fare con liquido sigillante (né tantomeno mastice o nastro biadesivo) e in caso di foratura è semplice da riparare o sostituire. Inoltre non richiede nessun tipo di manutenzione periodica, a favore di massima semplificazione del mezzo meccanico. Queste caratteristiche appena elencate sono comuni a tutte e tre le tipologie di camere d’aria: in butile, lattice e TPU.
Vale la pena soffermarci su quest’ultimo materiale, arrivato sul mercato 4-5 anni fa.


L’introduzione del poliuretano termoplastico ha generato un ulteriore passo in avanti, permettendo di creare camere d’aria piccole, leggere (circa 50-80 grammi) e performanti (impatto minimo sulla resistenza al rotolamento): da ripiegate occupano ¾ dello spazio in meno rispetto alle tradizionali camere in butile e permettono di risparmiare anche 200 grammi per ruota. Sono molte le aziende che le producono: su tutti Tannus, Tubolito (i primi a farlo) e Barbieri, ma anche produttori di coperture come Schwalbe, Vittoria e Pirelli. Se non si scende a pressioni troppo basse, garantiscono comunque una buona protezione da forature (nettamente superiore a quella delle camere in butile), anche da quelle per “pizzicatura”. Se non fosse sufficiente quanto appena scritto, possiamo aggiungere anche che con il termoplastico è stato ridotto l’impatto ambientale: nonostante non sia un materiale naturale (come il lattice ad esempio), è comunque più sostenibile grazie alla richiesta di meno materiale, ai processi produttivi poco inquinanti e alla possibilità di totale riciclo.


Se non si hanno velleità di competizione, le camere d’aria in TPU possono essere la soluzione ideale, permettendo di raggiungere un ottimo compromesso tra praticità e prestazione. Tuttavia, possono tornare utili anche alla larga porzione di mercato fedele alla configurazione tubeless: in caso di foratura (qualora il liquido non fosse sufficiente) nulla è più semplice e affidabile della “tradizionale” camera di scorta. Quelle in TPU ben si adattano anche a questa funzione: grazie al peso di pochi grammi e al ridottissimo ingombro, sono facilmente trasportabili, in tasca o direttamente sulla bici.
Il montaggio e la riparazione (le toppe devono essere specifiche per TPU) sono simili a quelli tradizionali, ma richiedono qualche accortezza in più: ad esempio, alcune camere non devono essere gonfiate fuori dal copertone (max. 0.3 bar per la NXT di Barbieri), mentre altre dopo essere state montate non possono essere passate su un’altra gomma dalla sezione inferiore. Come avete capito, ogni modello ha le sue istruzioni di montaggio, ovviamente specificate sulla confezione. Ad oggi l’unico vero limite potrebbe essere il prezzo, che in media si aggira sui 20 euro per la singola camera.