Quest’anno la Sinalunga Bike, prova del Prestigio di MTB, vedrà andare il scena la sua 30ª edizione. Stiamo parlando di una delle corse storiche del circuito di mountain bike. Si tratta di una corsa italiana, ma anche dal fascino internazionale, che vanta un numero enorme di iscritti ogni anno. Tra i tanti curiosi che si iscrivono per provare questa Gran Fondo, ci sono diversi fedelissimi, che fin dalle prime edizioni sono si sempre presentati alla linea di partenza, potendo così vedere come nel corso del tempo la gara si è evoluta e migliorata fino a diventare l’evento di spessore internazionale che conosciamo oggi.
In questi giorni abbiamo avuto l’occasione di parlare con uno degli amatori più esperti della gara, Sauro Bartolini, che per due anni ha anche corso per la Donkey bike Sinalunga (gruppo organizzatore della corsa), il quale ci ha raccontato cos’è per lui la Sinalunga: «Io sono un amante del Cross Country, corro soprattutto questo tipo di gare, ma non disdegno le Gran Fondo, soprattutto se sono belle come questa. La Sinalunga, infatti, ha uno dei migliori percorsi che ci siano nella disciplina, molto tecnico e che nel corso degli anni è andato sempre migliorando, fino a raggiungere un livello veramente altissimo lo scorso anno. Su 50 km, infatti, 36/37 km erano di single track bellissimi, scorrevoli, puliti e soprattutto sicuri. Potrà sembrare presunzione, ma posso dire che negli ultimi 20 anni ho saltato solo una edizione della Sinalunga, quindi conosco come pochi l’evoluzione di questa gara».
Bartolini non corre in bici fin da piccolo, come ormai fanno molti ragazzi, ma si è avvicinato alla MTB solo dopo i trent’anni. «Io ho sempre giocato a calcio, arrivando fino alla categoria U18. Non riuscendo a sfondare ho deciso di entrare in polizia stradale (lavoro che svolge tutt’ora, ndr) e ho appeso gli scarpini al chiodo. Però all’età di 25/30 anni, volevo tornare a muovermi e tenermi in forma, quindi mi sono affacciato al mondo della mountain bike».
Quello con le ruote grasse è stato un colpo di fulmine. Tant’è che dopo un breve periodo di ambientamento, arrivano subito le prime gare. «Io sono da sempre una persona con una vena molto competitiva. Quindi, passato un primo anno di studio, ho iniziato con il disputare gare locali qui nella provincia di Arezzo. Ricordo ancora bene l’esordio alla Colle Valli, circuito ristretto che si corre vicino casa. Con il passare del tempo, però, la passione aumentava, la voglia di gareggiare pure e ho iniziato a muovermi per tutta l’Italia per correre».
A trasmettere questa passione a Bartolini è stato un gruppo di amatori del suo paese natale, Castiglion Fiorentino, di cui faceva parte anche Fabrizio Meoni, noto pilota di rally, che in carriera ha vinto la Parigi-Dakar (nel 2001 e 2002). «Ho iniziato a correre con un gruppo di appassionati del mio paese, di cui faceva parte anche Fabrizio Meoni, che si allenava spesso con la mountain bike in settimana. Noi uscivamo sempre con lui per aiutarlo negli allenamenti di preparazione alla Parigi-Dakar, che poi ha vinto per due anni di fila. Posso dire che è anche grazie a loro che ho scoperto questa disciplina e questo bellissimo modo di sentirsi liberi e vivere la natura».
La mountain bike occupa gran parte del tempo libero del toscano, in quanto si allena 6 volte a settimana d’inverno, mentre in estate scende a 5, più le corse nel fine settimana. Mediamente partecipa a 20/25 gare l’anno, tra cui i campionati italiani cross country, e ha avuto anche qualche occasione per testarsi all’estero. «Fuori dall’Italia ho corso il Mondiale in Francia nel 2020 e farò una seconda esperienza il 5 febbraio, quando andrò a disputare la Mediterranea Epic che si tiene in Spagna».