Riecco Vidaurre, il fenomeno generazionale che era “sparito”

Martin Vidaurre, foto di @michaelcervenyphoto
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Sono pochi i ciclisti che dalle categorie giovanili sembrano poter essere dei predestinati, quelli che sai già che nel loro futuro potrebbero vincere tanto, non solo essere dei buoni professionisti. Sono ancora meno i ciclisti che poi ci riescono. Il salto tra le categorie minori, anche quella under 23, e il mondo dei grandi non è un salto semplice. Sono tanti i ciclisti che nelle ultime stagioni hanno faticato a trovare il loro spazio contro i più grandi, alcuni addirittura non hanno mai trovato la loro dimensione in questo nuovo mondo.

Martin Vidaurre è uno di quei predestinati: due classifiche generali di Coppa del Mondo da under 23 ed un’Olimpiade corsa a soli 21 anni, senza mai aver corso una gara di Cdm tra i grandi. Tante, tantissime, vittorie in Coppa e tanti altri risultati di prestigio in gare importanti. Il cileno era considerato il nuovo fenomeno della mountain bike e, poco più di un anno fa, il ciclomercato della Mtb era incentrato su di lui: con che squadra avrebbe fatto il salto nel mondo del professionismo?

Alla fine Martin scelse lo Specialized Factory Racing, la squadra che quest’anno può contare su Koretzky, Sagan, Frei, Blevind, Batten, Stigger: tutti protagonisti nelle gare più importanti del mondo. Le aspettative per la stagione 2023 erano altissime, nonostante fosse il suo primo anno tra i pro’. Ma le aspettative son rimaste tali e Martin non ha mai centrato neanche una top 10 nel cross country olimpico in Coppa del Mondo. Solo nello short track è riuscito a sorprendere nell’ultima gara dell’anno, a Mont-Sainte-Anne in Canada, arrivando sesto. Nulla di che per uno come lui, o almeno per come tutti lo avevano immaginato.

Dopo una stagione del genere i dubbi possono sorgere, forse il campione che si era visto nella categoria under 23 non si sarebbe più rivisto. D’altronde un conto è gareggiare contro gente come Nino Schurter, un conto è gareggiare contro tanti atleti che ancora non sono professionisti. Col passare dei mesi Martin era sempre meno citato dai giornalisti e dai telecronisti, i riflettori lo hanno lentamente abbandonato. Il fenomeno generazionale di cui appena un anno prima tutti parlavano non era più sulla bocca di nessuno.

Una stagione però, la prima tra i pro’ tra l’altro, non è sufficiente per giudicare un atleta, figuriamoci un ragazzo. D’altronde Martin è un classe 2000 che si è ritrovato con mille pressioni in un mondo competitivissimo, dove sicuramente nessuno ci andrà più piano con te in gara perché sei più piccolo, anzi… . Un ragazzo non si sveglia da un giorno all’altro che non è più fenomeno, il 2023 era andato così ma il 2024 era un nuovo anno in cui ricominciare da capo.

Martin ha iniziato la stagione come aveva fatto l’anno prima: vincendo. Qualche gara in Cile e poi, prima della prima gara di Coppa del Mondo, il campionato cileno (vinto ovviamente). Nessuna gara in Europa, una sola gara fuori dal Cile (precisamente in Porto Rico) dove ha battuto Blevins. Poi la chance di iniziare bene e cancellare i brutti risultati del 2023 praticamente a casa sua: in Sudamerica.  La Coppa del Mondo non si correva in Brasile dal 2022 e, tra l’altro, lui in quell’occasione vinse. Non capita spesso la possibilità di poter gareggiare contro i migliori atleti del mondo vicino casa propria ad un sudamericano, anzi quasi mai. Quale occasione sarebbe potuta essere migliore di questa per ricominciare tutto da capo?

I protagonisti attesi a Mairiporã erano tantissimi: Gaze, Schurter, Koretzky, Dascalu e tanti altri che stanno già affilando le spade in vista di Tokyo. Però nell’Xcc del sabato a sorprendere tutti è stato proprio Martin: terzo dietro a Samuel Gaze e Luca Schwarzbauer. Nessuno se lo aspettava così davanti. Eppure il campione cileno ha gareggiato perfettamente battendo anche l’esperto compagno Koretzky, in ottima forma da diverse gare. La domenica però era tutt’altra storia: percorso diverso e tanta fatica nelle gambe dal giorno prima. Ripetere un buon risultato era difficile, quasi impossibile vedendo i risultati del precedente anno, eppure alla fine della gara sul podio c’era di nuovo una bandiera del Cile: la sua. Martin è arrivato quinto gareggiando di nuovo perfettamente, salendo così per la seconda volta nella sua vita sul podio di una gara di Coppa dei grandi, la seconda volta in due giorni.

Una rondine non fa primavera, vero, è solo l’inizio della stagione d’altronde. Però allo stesso modo non è un anno no che può definire chi sei e se sei un campione oppure no e questo Martin lo sapeva e lo sa. Ora ha un’altra chance per esultare di nuovo, sempre in Brasile ma questa volta a Araxá. Come andrà non lo sappiamo, figuriamoci se possiamo sapere cosa otterrà nel resto della stagione o della carriera. Un segnale intanto però l’ha dato ed è chiaro: ricordatevi che ci sono anch’io.