Attacco corto e manubrio largo per l’XC, ma occhio a non esagerare 

Attacco manubrio corto
Soluzioni tecniche che derivano dalle discipline più discesistiche (foto Bartek Wolinski/RedBull)
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Negli ultimi anni l’evoluzione delle biciclette da Cross Country è stata radicale ed il cambiamento è riscontrabile perfino nella scelta dei singoli componenti, come attacco e manubrio. Quello che fino a pochi anni fa sembrava un approccio da discipline prettamente discesistiche, come Downhill ed Enduro (al massimo Trail), oggi sta diventando uno standard anche per l’utilizzo (e le competizioni) Cross Country.

L’introduzione di stem corti e manubri larghi è uno degli esempi più significativi di questa trasformazione, e perciò, nelle prossime righe, andremo ad analizzarlo. Riassumendo molto sinteticamente, se fino a qualche anno fa si preferivano telai “sottodimensionati” per montare attacchi manubrio superiori ai 100 millimetri, possiamo constatare che oggi non è più così. Le geometrie delle Mtb si sono evolute, e di pari passo (anche grazie agli studi e alle ricerche) le scelte tecniche e biomeccaniche si sono adeguate. Quella del binomio stem corto-manubrio largo è una soluzione ormai omologata: i vantaggi che determinati componenti possono offrire sono pressoché oggettivi ed evidenti.

Tirando le fila, ormai da un decennio, anche le bici da Xc adottano un’impostazione di guida più compatta, caratterizzata principalmente da attacchi manubrio corti (generalmente tra i 70 e i 90 millimetri) e manubri larghi. Una tendenza che si riflette anche negli allestimenti di serie dei vari produttori.

Un attacco corto facilita il controllo dell’avantreno

Un attacco manubrio corto (stem) porta il ciclista in una posizione più centrata sulla bici e facilita il controllo dell’avantreno, soprattutto nelle discese ripide o nei passaggi stretti e particolarmente tecnici. Il manubrio largo, che in ambito Cross Country può arrivare fino a 780-800 millimetri, consente invece di sfruttare una leva più ampia, aumentando la precisione nelle manovre, oltre a garantire una maggiore stabilità.

Scelte che rendono una bici da Xc moderna non solo performante, ma anche capace di affrontare passaggi sempre più tecnici. Questo, d’altronde, è ciò che richiede oggi il mercato, ma anche il mondo delle competizioni (e relativi tracciati, sempre più esigenti). In conclusione, i vantaggi di queste configurazioni moderne sono chiari. Tuttavia, come spesso accade, non bisogna esagerare. Per ottenere il massimo, è fondamentale trovare un equilibrio che rispecchi la propria conformazione fisica, il proprio stile di guida, ma che rispetti anche le esigenze della propria Mtb e l’utilizzo che se ne fa.

Le misure vanno scelte con attenzione, perché oltre ai “rischi biomeccanici” (comunque alti con il “faidate”), si rischia anche di rendere una bici più pigra di ciò che è. Il consiglio in questi casi (soprattutto se non si è particolarmente esperti), è di affidarsi a consulenti o biomeccanici navigati, che potranno fornire indicazioni precise e aiutare ad evitare spese inutili dovute a tentativi ripetuti. Inoltre, è importante non farsi influenzare troppo dai set-up dei professionisti, spesso non replicabili. Un confronto, quello con il mondo dei pro’, che in questo caso non regge, e che anzi è meglio evitare. Basti pensare ai set-up più atipici ed estremi utilizzati nella Coppa del Mondo: come si dice in Tv, “don’t try this at home”.