Pedivelle corte anche in Mtb? L’esempio di Race Face e delle 160 millimetri 

copertina Race Face
Le pedivelle Race Face, azienda canadese specializzata in componentistica per biciclette
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Recentemente, Race Face, azienda canadese specializzata in componentistica per biciclette, ha introdotto due nuovi modelli nella sua gamma di guarniture per Mtb. Si tratta delle versioni da 160 millimetri delle sue guarniture top di gamma, Era (in carbonio) e Turbine (in alluminio). Queste vanno ad aggiungersi alle lunghezze già previste di 165, 170 e 175 millimetri.

Una scelta, questa, che sembra seguire la tendenza già intrapresa nel mondo delle bici da strada. Abbiamo deciso perciò di approfondire le possibili motivazioni dietro a questa decisione, partendo anche da una chiacchierata avuta oltre un anno fa con Juri Ragnoli. Il biker bresciano in quell’occasione raccontò di utilizzare pedivelle da 165 millimetri da tempo, riscontrandone diversi benefici. 

Ragnoli confidò di trarne diversi vantaggi nella pedalata, ma che il tutto fosse possibile anche per la sua conformazione fisica piuttosto brevilinea e per la sua disciplina di predilezione (Marathon). Questioni però molto soggettive (da contrappesare alla leva “inferiore” a disposizione), dato che ad oggi non esistono conferme certe neanche nella letteratura scientifica. Riassumendo, per Ragnoli, il principale beneficio delle pedivelle corte sarebbe di tipo biomeccanico: grazie a una lunghezza ridotta, le gambe lavorerebbero ad angolazioni più simili durante le fasi di spinta e trazione. Questo aiuterebbe a limitare e correggere la classica “chiusura” dell’anca nella parte finale del ciclo di pedalata, migliorando la circolazione sanguigna e prevenendo eventuali problematiche.

Su strada in tanti le hanno adottate

Durante quella conversazione si parlò anche di aspetti più tecnici, come l’importanza di poter sfruttare un telaio con baricentro più basso, che potenzialmente consentirebbe una maggiore stabilità e agilità nei tratti più tecnici senza rischiare di colpire il terreno con le pedivelle.

Tirando le fila, in generale, i principali vantaggi delle pedivelle corte (in Mtb), o comunque di lunghezza inferiore a quella scelta tradizionalmente, sarebbero questi. Ovviamente, con l’introduzione di questi nuovi modelli, Race Face ha voluto anche (più banalmente) ampliare la sua offerta per soddisfare le esigenze di biker più minuti. Tuttavia, nonostante l’aumento delle velocità nelle competizioni, è difficile pensare che queste nuove pedivelle siano pensate con gli stessi obiettivi che caratterizzano il mondo delle biciclette da corsa. Nel ciclismo su strada le pedivelle “corte” di Roglič, Pogačar ed Evenepoel e altri vengono associate ai benefici aerodinamici. Aspetto che al momento non ha invece grande rilevanza nel mondo della Mtb, se non forse nelle gare di Cross Country più veloci. Discorso ben diverso per gli aspetti biomeccanici già citati sopra, incidenti, molto probabilmente, allo stesso modo. 

Da quanto descritto nel comunicato di presentazione di Race Face, nel contesto della Mtb, il principale vantaggio delle pedivelle corte sarebbe dato dall’allontanamento delle stesse dal terreno (e dal conseguente minor rischio di impatti durante la pedalata), ma si parla anche di un incremento della performance. L’ipotesi da aggiungere è anche quella secondo cui una pedivella più corta, favorendo una pedalata più agile (discorso evidente nel mondo “road”), migliori la reattività. Nei rilanci, in salita, ma anche in discesa. D’altronde, nel Downhill, le pedivelle corte sono sempre state la norma, per favorire una maggiore agilità nei passaggi tecnici.

Insomma, oggi, le pedivelle “sottodimensionate” possono rappresentare una valida opzione per i biker che che ambiscono a una pedalata più “economica”. Tuttavia, come sempre, questioni di questo tipo sono influenzate da tantissimi fattori. Per questo motivo, se stai valutando un’eventuale acquisto, il consiglio rimane sempre lo stesso: affidati a un buon biomeccanico, che saprà sciogliere ogni dubbio.