Araxá: curiosità e novità tecniche scovate nella prima tappa di Coppa del Mondo

Araxá
Specialized ad Araxá nel segno della continuità agonistica, ma con tante novità tecniche (credit: Fabio Piva / Red Bull Content Pool)
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In Brasile, ad Araxá, ne abbiamo viste delle belle: finalmente è tornata in scena la Coppa del Mondo di MTB. Si è fatta attendere, si è fatta desiderare, ma finalmente è di nuovo tempo di vedere il massimo circuito off-road olimpico in azione. E tante sono le novità andate in scena, a partire già dal nome della manifestazione stessa: WHOOP UCI MTB World Series.

Questo cambio di rotta, seppur non incida molto sullo sport della mtb in sé stesso, denota un radicale cambiamento della produzione mediatica, diventata totalmente di proprietà della Warner Bros Discovery Sports. Whoop, in questo particolare caso, è sia partner che main sponsor: infatti, grazie ai device forniti dall’azienda, sarà possibile monitorare i “dati” cardiaci dei riders in gara. Senza dubbio, un valore aggiunto per gli spettatori più smaliziati e i biker praticanti appassionati.

Specialized: dominio agonistico e tecnologico ad Araxá

Il dominio Specialized è anche tecnologico. Se nel Xcc del sabato è stato uno-due Blevins e Koretzky, nel Xco della domenica è stata apoteosi Specialized. Koretzky e Blevins si sono scambiati di posto sul podio, dominando totalmente la gara con anche la terza piazza del compagno di colori Vidaurre. Certo, si sono fatti trovare al massimo della condizione atletica, ma il loro risultato è stato anche sostenuto dal top della tecnologia installata sulle loro bici.

Per la prova brasiliana, Specialized ha scelto il telaio Epic full-suspended con il massimo del travel sospensivo. Su di esso, abbiamo visto montate le RockShox elettroniche ufficiali: riconoscibili dal rosso dello stelo e differenti dal canonico colore nero “clienti”. Non solo, elettronico era anche il reggisella telescopico: il nuovissimo RockShox Reverb Axs, con il posizionamento anteriore della batteria (una chicca in dotazione a tutti i Team ufficiali). E wireless era persino la trasmissione Sram XX, con guarnitura dotata di misuratore di potenza Quarq integrata.

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Vidaurre in azione: terzo all’arrivo. Tre atleti Specialized Factory sui tre gradini del podio. Si nota la forcella rossa: è la colorazione speciale che RockShox ha fornito ai suoi team ufficiali (credit: Fabio Piva / Red Bull Content Pool)

Una scelta “full-wireless” da non sottovalutare: molti team, specialmente gli sponsorizzati Shimano, hanno optato, invece, per il cambio tradizionale “a filo”. Una scelta, ad esempio, che abbiamo visto sulla Orbea di Andreassen; o sulla Origine del nuovo team omonimo, equipaggiata con un drivetrain Tpr Evo.

Insomma, due direzioni tecnologiche opposte che testimoniano interpretazioni differenti di un circuito velocissimo. Da un lato la praticità e la leggerezza del “filo”, dall’altra l’affidabilità e la tecnologia dell’elettronico. Infatti, nella modalità “pro-pedal”, le moderne sospensioni elettroniche RockShox permettono di “memorizzare” gli ostacoli del percorso. E favoriscono la pedalata sostenuta senza smanettare con i bloccaggi, “leggendo” in automatico il terreno.

UCI MTB World Series: tutte le altre novità osservate questo weekend

A proposito di velocità… Gomme scorrevolissime e “padelloni”. C’è poco da fare, nonostante salti, rocky gardens e difficoltà di ogni tipo, quando il terreno è asciutto i crosscountrysti montano spesso e volentieri gomme “slick”. Un esempio lampante sono i Maxxis Aspen e Aspen ST visti in gara. Gli atleti Origine, invece, sono scesi in pista con un prototipo Michelin, studiato per combinare grip e scorrevolezza. Quanto alle corone anteriori, quasi tutti hanno optato per un 38 denti.

Telescopico sì o no? In un mondo in cui, ormai, il reggisella telescopico è indispensabile, abbiamo comunque visto Jordan Sarrou provare qualche giro col tubo dritto.

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Velocità al primo posto: anche Andreassen dotato dei Maxxis Aspen St, il modello più scorrevole del brand (credit: Fabio Piva / Red Bull Content Pool)

Manubri semi-integrati. Velocità non solo in gara: anche i meccanici ai box hanno bisogno di “sbrigare” il lavoro. Infatti, abbiamo notato moltissimi manubri semi-integrati: una scelta quasi “obbligata” quando si deve modificare il set-up velocemente e in modo efficace.

Schurter cosa ci nascondi? Sabato, alla partenza del Xcc, abbiamo notato gli atleti Scott-Sram (tra cui Nino Schurter e Filippo Colombo) schierarsi al via con i copriscarpe. Difficile pensare a una scelta “aerodinamica”, quanto – piuttosto – a un nuovo prototipo di calzatura da “mascherare”. Chissà!

Numerologia. Da quest’anno, proprio grazie al nuovo regolamento più “televisivo”, gli atleti migliori hanno la possibilità di scegliere il proprio numero di gara. Che significati avranno? Per citarne alcuni: Simon Andreassen e la sua compagna (tra le èlite donne), ad esempio, hanno scelto il 69; Luca Braidot il numero 7; Nino Schurter il 10 (come i titoli mondiali?).