Aironbike e Salati rinviano al 2022: «Il percorso è bellissimo. Si fatica a stare fermi ai box»

Una fase di gara dell'Airon Bike con i tipici segni del fango sugli atleti, in una foto d'archivio
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Tiziano Salati, organizzatore dell’Airon Bike, presenta a quimtbmagazine.it il futuro delle sue competizioni e cosa ci sarà da aspettarsi per la stagione 2021 e per il futuro. La voglia di tornare a correre è tantissima e l’orizzonte che Salati dipinge e di quelli di chi ama lo sport e l’atmosfera magica che regalano queste giornate meravigliose e che da vent’anni realizza tutto per alimentare la grande passione del popolo dei biker.

Il punto sulla Aironbike: «Noi l’avevamo proposta per il 10 ottobre. Poi con l’avanzare delle varianti e delle vaccinazioni, a nostro malincuore, abbiamo deciso di non farla per il 2021. Perché se la dobbiamo fare per seguire certi protocolli e vengono a mancare gli elementi più belli di una Gran Fondo, ovvero l’aggregazione, lo stare insieme, il consiglio per questo ha valutato di non farla. Poi adesso quando saremo a giugno-luglio, se si apre e cambiano le condizioni non è detto che faremo una gara diversa dall’Aironbike, meno impegnativa. Vediamo come andranno le cose. Ma se dobbiamo farla con tutte le restrizioni, preferiamo di aspettare un altro anno. Noi di solito organizzavamo due-tre gare durante l’anno che per ora sono tutte sospese. La nostra Aironbike è su due Regioni, costeggia il Po è su tre province, cinque-sei comuni. È sufficiente che uno si sarebbe messo di traverso, per avere complicazioni nell’organizzazione. Ci siamo fermati anche per questo, era troppo rischioso: il percorso resta lo stesso ed è uno spettacolo. Rimaniamo fermi per adesso, è chiaro che abbiamo sempre lì il rimorso: “Abbiamo fatto bene o abbiamo fatto male a fermarci?” Però non si può neanche stare sempre lì nel dubbio».

E sul futuro? Ecco l’analisi di Salati: «Ci muoveremo quando avremo le condizioni per tornare quasi alla normalità, altrimenti diventa troppo restrittiva per quello che pensiamo noi di una gara: non puoi fare le docce, non puoi fare il pasta-party, non puoi fare niente. Rimarrebbe soltanto la gara fine a se stessa e basta che per noi è poco. In vent’anni abbiamo sempre organizzato un evento completo. Da marzo ci siamo spostati a ottobre pensando di essere in una botte di ferro, ma anche più in là credo che l’obbligo della mascherina e il divieto di assembramenti permanga. Finché non verrà debellato il virus, queste cose rimarranno sempre. Dopo vent’anni si fa fatica a stare ancora fermi ai box, però ci sono ancora 400 morti al giorno. La realtà è questa qui. Il percorso non è mai stato bello come quest’anno: la terra battuta senza polvere con un buon grip e ci fa ancora più rabbia. Siamo andati in zone dentro le colline vicino il corso del Po dove gli altri anni non siamo mai riusciti ad andare per via delle inondazioni. Quest’anno sarebbe stato il top, però purtroppo ci accontentiamo di poterci girare noi per allenarci e divertirci, però è una magra consolazione. Noi non molliamo sicuramente, speriamo di tornare come prima al più presto».