Massimo Ghirotto, inizia l’avventura da presidente del settore fuoristrada: «I giovani hanno entusiasmo, cresciamo anche al Centro-Sud»

Massimo Ghirotto, in una foto d'archivio, ai Campionati Italiani MTB 2020
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Cerebro e coracao. Cervello e cuore. Coracao vince. L’elemento necessario per ogni nuova avventura, soprattutto nello sport, è questo. Lo sa bene Massimo Ghirotto, nominato da pochi giorni Presidente del settore Fuoristrada della Federazione Ciclistica Italiana. Sarà l’ambasciatore, il ministro dell’armonia, il paziente tessitori di sottili equilibri in un ambito a dir poco multitasking e poliedrico come l’off-road. Su quimtbmagazine, il “Ghiro” è un vulcano di entusiasmo e grandi idee per un movimento in crescita e sempre più attrattivo per i giovani. Nell’anno delle Olimpiadi di Tokyo, sono tanti i progetti nella testa di Massimo Ghirotto che punta allo sviluppo delle strutture anche nel Centro-Sud.

Massimo Ghirotto, presidente della sezione off-road: sei contento?

«Sono contento di iniziare questa nuova avventura. Il Presidente Dagnoni mi ha chiamato proponendomi questo incarico è per me è stato motivo d’orgoglio, perché poi il Fuoristrada è quello che nella mia carriera ha occupato più anni rispetto anche al tempo trascorso da professionista su strada. Quindi è stata una piacevole sorpresa. Certamente è un incarico importante anche di impegno, perché il Fuoristrada abbraccia tutte le discipline e quindi bisogna applicarsi, studiare, imparare perché nessuno nasce tuttologo. Però ho pensato che nella vita bisogna sempre mettersi in discussione e avere degli obiettivi e stimoli nuovi».

Che esperienze porterai all’interno della Federazione?

«Con questo sarebbe iniziato il mio ventiduesimo anno nella Mountain-Bike. Iniziai nel 2000, quando il mio presidente Felice Gimondi mi chiamò a condurre un team e da lì non ne sono più usciti. Il cuore è nel mondo della strada perché mi ha formato come corridore e mi ha dato una carriera, ma poi la parte più importante della mia vita l’ho passata nel mondo del Fuoristrada. Un mondo che conosco e che se vogliamo è più ristretto, non nei numeri, ma più cordiale, più libero e si vive più sul campo tutto insieme, a differenza della strada che è itinerante. Mi ha dato tante soddisfazioni e veramente fa parte della mia carriera anche come dirigente, direttore sportivo e team manager».

Il movimento nazionale italiano come si posiziona al momento e dove si deve investire per avvicinare i giovani?

«Questa è una bella domanda. Sicuramente il movimento del Fuoristrada che abbraccia tantissime discipline dal Cross-Country, al BMX, al Freestyle, all’Enduro, al Downhill, alle Marathon, al Ciclocross fino ad arrivare al Pump-Track che sta uscendo anche con impianti di una certa importanza, ce n’è tanto da fare e i tesseramenti sono ampi, siamo oltre al 50% in Federazione Ciclistica Italiana. Pertanto c’è vivacità, ci sono tanti giovani. Il Fuoristrada ha anche un altro aspetto: si evita il pericolo che si vive ogni giorno sulle strade da diversi anni a questa parte, è chiaro che i genitori queste considerazioni le fanno. Cosa si può fare? Mi viene in mente che al Centro e al Sud Italia, si può incentivare possibilmente con qualche gara in più dove è possibile e avere qualche impianto in più: per esempio so che a Perugia c’è una pista di BMX, bisogna capire se in futuro ci sarà la possibilità di allargare il panorama in questa disciplina che è anche specialità olimpica».

A luglio, il grande appuntamento con le Olimpiadi di Tokyo: un inizio di prestigio.

«Innanzitutto consentimi di ringraziare colui che mi ha preceduto, Paolo Garniga, persona che stimo e che ha fatto un buon lavoro. È un impegno importante: mi interessa di avere le capacità di andare avanti. Io entro in punta di piedi con tanto rispetto per il movimento e certamente non si potrà riuscire a fare bene tutto, perché chi lavora e si impegna qualche errore lo commette mentre chi invece non fa niente è sempre pronto a criticare. Ma le critiche se sono costruttive vanno bene e servono. Da parte mia, ci metterò tutto me stesso e tutto il mio impegno per il bene della Federazione, dei nostri giovani e di coloro che fanno di mestiere il corridore, da veri professionisti».