Tokyo 2020 / Fantoni: «La Bmx piace ai bambini, darò il 100% per l’Italia»

Prima Olimpiade per Giacomo Fantoni: l'azzurro della Bmx vuole essere grande protagonista a Tokyo
Tempo di lettura: 3 minuti

La Bmx è atterrata sul pianeta olimpico da appena tredici anni: Pechino 2008. Dalla Cina al Giappone, ecco che il sogno di Giacomo Fantoni prende forma. L’azzurro si è qualificato ai Giochi dopo un finale supersonico in Coppa del Mondo in Colombia e ora nel frullato di emozioni a cinque cerchi punta a grandi obiettivi. Su quimtbmagazine, viviamo l’avvicinamento alla gara insieme al biker veronese.

Giacomo Fantoni, si va a Tokyo! Come stai?

«Sto benissimo. Sono sincero, sono stato sempre uno forse fin troppo critico nei miei confronti e per questo mi sorprendere che io riesca a dire che ora sto meglio di come stavo in Colombia. Vediamo cosa verrà fuori da questo mese e mezzo di preparazione».

Una qualificazione storica, raggiunta con un rush finale di grande valore. Come hai vissuto gli appuntamenti decisivi?

«A dirla adesso, a giochi fatti, sono stati bellissimi. A differenza di altre occasioni della mia carriera sono riuscito, nonostante la situazione al limite e la lotta interna per la selezione, ho gestito tutto benissimo: in particolare dal punto di vista emotivo e non posso assolutamente lamentarmi».

Che significato ha per te aver abbandonato la manica tricolore?

«Mi dispiace molto. Avevo fatto due anni consecutivi da campione italiano, tecnicamente tre perché nell’ultimo non abbiamo corso il campionato italiano e da regolamento l’ho tenuta io, ma se non ce la giochiamo non la sento totalmente mia. Guardo il lato positivo della cosa: perché l’ho abbandonata e cosa sto per andare a fare».

Come hai suddiviso il programma tra palestra e uscite in bici nell’ultimo periodo?

«Vanno molto a braccetto. Una è il completamento dell’altra: senza palestra non vai da nessuna parte, essendo degli sprinter. Dovendo accelerare e durando così poco il giro, la palestra, la potenza e la forza sono fondamentali. Il programma è stato adattato ed è stato un mix di pista, palestra molto intenso per recuperare della forza che avevamo perso, adattando tutto con molta resistenza».

Quali sono le caratteristiche della pista di Tokyo e com’è strutturato l’avvicinamento alla gara?

«Ci saranno un sacco di prove, diversi giorni di prova. Cerchiamo di arrivare e prendere il fuso il prima possibile: poi un paio di sedute in palestra al Villaggio Olimpico e poi la concentrazione andrà sul lavoro in pista».

Molti atleti partono dalla Bmx. Pensiamo a Marco Melandri o Mirko Pirazzoli: quella di Tokyo può essere reputata una missione per far crescere la visibilità e l’interesse su questo bellissimo sport?

«Assolutamente sì. La mia missione in questo momento è sì fare la gara, per il mio piacere personale, ma soprattutto perché amando questa disciplina mi dispiace vederla relegata a uno sport minore e così nascosta ancora agli occhi dei bambini. La maggior parte dei bambini, non sa nemmeno cosa sia. Il fatto che si possa dire “C’è la Bmx alle Olimpiadi”, già è un altro discorso e dimostra che le cose stanno cambiando. Speriamo che sia la svolta, perché i bambini che escono dalla Bmx sanno fare tutto».

Verona e la tua scuola potrebbero essere un modello da proporre in tutta Italia.

«Esatto, assolutamente. Non dico che tutti debbano andare alle Olimpiadi, ma sicuramente che tutti possano contribuire al divertimento dei bambini e alla crescita della comunità. In tutta onestà, non dico che si tratta di un investimento sicuro, ma tutti quelli che hanno aperto una scuola di Bmx, non hanno scoperto l’oro o il petrolio, ma qualcosa di prezioso in capitale umano e per il futuro».

Da bambino seguivi le Olimpiadi? Avevi un mito in particolare?

«Non ho memoria di averle viste da piccolo, ma da adolescente sì. Sono sempre stato molto appassionato di basket, NBA, etc. Ma ero così preso dalla mia disciplina che non era alle Olimpiadi, che mi risultava difficile avere un idolo specifico».

La Nazionale di basket torna ai Giochi dopo 17 anni. Tu e l’Italbasket sognate in grande a Tokyo.

«Diciamo così: se loro sognano in grande quanto me, allora sognano molto in grande. Ci troveremo lì e magari scambieremo due chiacchiere e ci faremo qualche foto insieme».

Giacomo Fantoni corre per le medaglie.

«Sisi. Non ho nessuna intenzione di andare a guardare».

Per te e per l’Italia.

«Voglio soltanto dare tutto quello che ho. Abbiamo costruito tanto, grandi cose negli ultimi tre anni. L’ultimo mese e mezzo è stato la ciliegina sulla torta. Darò il 100% per regalare la più bella gara che un italiano possa fare alle Olimpiadi».