Olimpiadi, da Atlanta a Tokyo: ma questo non è più il Pianeta Mountain Bike

Miguel Martinez in azione nei primi anni 2000
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In principio c’era la Mountain Bike 26 pollici con freni cantilever, corona tripla, telaio in alluminio e camere d’aria. Nel corso degli anni, si è poi passati in rapida succesione al v-brake, poi al tubelees, al freno a disco, al carbonio, alle full, alle 29 pollici, al monocorona e al telescopico. In 20 anni la Mountain Bike ha subito una evoluzione quasi fantascientifica, fatta di novità sempre più performanti.

A braccetto con questa evoluzione, sono andati di conseguenza i tracciati. Dove lo vediamo principalmente? Alle Olimpiadi… Il modo migliore per conoscere questa evoluzione, sta proprio nei tracciati che assegnano ogni 4 anni le medaglie di specialità. Iniziò tutto ad Atlanta nel 1996.

Atlanta 1996: l’era di Bart Brentjens e dei cantilever

Allora c’era Bart Brentjens, colui che oggi vedete commentare le prove di Coppa del Mondo su Red Bull Tv. L’olandese che aveva in quel tempo lo stile inconfondibile di pedalare con il “padellone” vinse l’oro sul tracciato di Atlanta con il tempo di 2 ore 17 minuti e 38 secondi.

Sidney 2000: Martinez, il mini-mig pigliatutto

Quattro anni più tardi fu la volta di Miguel Martinez a Sidney 2000. Il giovane francese era il fenomeno del momento. Vincitore della Coppa del Mondo ed Europei, dove andava, quasi sempre vinceva. Il minuto atleta della Full-Dynamix era l’astro nascente dalla Mtb del 2000. Concluse in 2 ore e 9 minuti la sua cavalcata olimpica.

Atene 2004: Inizia l’era di Absalon

Quattro anni più tardi con il fallimento di Martinez su strada, ad Atene 2004, fu la giornata della gloria per un altro astro nascente della Mtb francese: Julien Absalon. Stile inconfondibile con una caratteristica unica. Le sue accelerazioni nelle tornate finali dei Cross-Country. Vinse ad Atene in 2 ore 15 minuti di gara.

Pechino 2008: Il bis di Julien contro l’astro nascente Nino Schurter

Absalon non seguì il compagno di nazionale Martinez e cavalcò la sua carriera solo in Mountain Bike. Questo, oltre che innumerevoli successi, lo portò alla conquista anche della seconda olimpiade di fila. Sarà l’unico atleta a centrare una doppietta olimpica. In quei 4 anni dove andava Julien, non ce n’era per nessuno. A Pechino, per la prima volta si scese sotto le due ore di gara. Julien Absalon vinse in 1 ora e 55 minuti

Londra 2012: La Mountain Bike è cambiata: è la fine di un’era

A sancire il cambiamento radicale della Mountain Bike, sino allora inviolata nelle tipologie di gara e nei mezzi, fu il periodo 2008 – 2012. L’avvento delle bici a 29 pollici rivoluzionò non solo il modo di andare in bici, ma anche di interpretare e costruire i percorsi. Londra 2012 fu l’esempio tangibile di quel cambiamento con un tracciato quasi del tutto artificiale. In quell’edizione a vincere fu Jaroslav Kulhavy. Il tempo? Incredibilmente corto: 1 ora e 29 di gara.

Rio 2016: C’è Sagan, ma non vince. Schurter conquista l’oro al terzo tentativo

Rio 2016 fu la consacrazione del nuovo modo della Mountain Bike. Ostacoli, spettacolo e molto tecnico erano le parole d’ordine. Ma fu l’avvento anche dei tracciati prettamente artificiali. Il tracciato di Rio 2016 per molti assomigliava più a un campo da Minigolf che da Mountain Bike. Linee, sassi, tronchi e salti, tutti costruiti. La gara brasiliana fu la consacrazione di Nino Schurter alla sua terza olimpiade. Il tempo? Un ora e 32 minuti… Rio fu anche la prima corsa nella storia delle ruote grasse, ad avere un campione multidisciplinare al via: Peter Sagan. Non vinse per due forature che lo misero fuori dai giochi. Ma nessuno avrebbe mai immaginato quello che sarebbe accaduto 5 anni più tardi.

Tokyo 2020: le multidisciplinarietà fanno paura anche ai puristi

Quello che è successo a Tokyo 2020 è ancora fresco nella mente di tutti. Cinque anni dopo Rio 2016, la multidisciplinarietà tra i professionisti è diventata non più l’eccezione, ma bensì la routine. I due favoriti principali erano proprio due fuoriclasse della bici da strada e come da pronostico, l’atleta della Ineos Tom Pidcock ha poi conquistato un sensazionale oro. Il britannico ha vinto in un ora e 25 minuti nell’Olimpiade più corta della storia…

La Mtb: uno sport che non è più paragonabile a 20 anni fa

E’ stata l’evoluzione tecnologica dei mezzi nella Mountain Bike che ha rivoluzionato indirettamente i percorsi o viceversa? Sono stati i percorsi sempre più estremi a rendere le bici sempre più performanti?

La Mountain Bike, seppur esista dagli anni 70, è comunque uno sport ancora giovane e che più di altri ha subito questo tipo di evoluzione. Anche le bici da strada lo hanno fatto. Ma la strada è la strada. Il Mortirolo era duro 20 anni fa come lo è adesso. In Mountain Bike invece non è più così. Ci sono mezzi talmente sofisticati che non sarebbero nemmeno più divertenti su tracciati di 20 anni fa. Al contrario, se ognuno di noi oggi salisse nuovamente su una Mountain Bike da 26 pollici, probabilmente finirebbe a terra dopo pochi metri.

Il vero cambio di passo della Mountain Bike è arrivato anche grazie alle Tv

Le prove di Mountain Bike di Tokyo 2020 sono state tra le più viste su EuroSport. Red Bull Tv da qualche anno ha iniziato a seguire tutte le prove di Coppa con diversi commenti (anche in Italiano da quest’anno) trasmettendo da decine di nazioni. La Mtb piace sempre di più quindi, non solo ai praticanti, ma anche ai media. E si sa, dove vanno le televisioni, arriva businnes. Ma per intrattenere persone poco appassionate collegate alla tv serve più di una gara: serve lo spettacolo…

Fino dove si arriverà?

Nel mondo agonistico le gare, come abbiamo visto dai filmati olimpici si sono accorciate sensibilmente. Tokyo 2020 è stata la prova olimpica più corta mai vista. Gli ostacoli artificiali sono sempre più estremi al limite di una prova Enduro. Le bici stesse assomigliano sempre più a dei mezzi gravity. Ma fino dove si arriverà? Probabilmente questa evoluzione si spingerà ancora oltre nei prossimi anni, anche se, come in tutte le cose, una battuta di arresto ci dovrà essere. Fatto sta che ora siamo ben lontani da quello che una volta erano le enormi differenze tra le acrobazie di Steve Peat e le prove di forza di Miguel Martinez. Ma non pensiate che una volta le gare di Cross-Country non fossero state tecniche. Lo erano semplicemente per la tipologia dei mezzi di allora…