Abbiamo parlato di Tom Pidcock e di come la sua eventuale qualificazione alle prossime Olimpiadi di Tokyo 2020 siano un po’ “strozzate” da un regolamento discutibile dell’UCI che inizialmente aveva congelato al 2019 il raking internazionale e in un secondo momento ha invece fatto marcia indietro.
Che il britannico sia un talento è indiscutibile. Nelle uniche due prove di Coppa del Mondo disputate, la prima partendo dalla centesima posizione è giunto quinto al traguardo. A Nove Mesto invece ha vinto, anzi, dominato una delle prove più tecniche della stagione…
Le difficoltà di Pidcock per Tokyo 2020
Bisogna però sempre scindere i meriti sportivi dalle regole. I regolamenti mettono di fatto i biker sulla stessa linea di opportunità nel raggiungimento di quello che è un sogno per qualsiasi atleta: le Olimpiadi. Pochi posti e tanti pretendenti. Per questo le regole ci sono e sono molto rigide, così come sta del resto accadendo per Tom Pidcock la cui qualificazione è quasi certa ma non ancora scontata. Come si dice “Fatta la legge, trovato l’inganno“, il britannico potrebbe sfruttare un posto libero del collega romeno Vlad Dascalu come già scritto in un nostro precedente articolo.
Il precedente di Peter Sagan
Tom Pidcock non è il primo atleta però a trovarsi in questa “scomoda” situazione. Ci aveva già pensato un certo Peter Sagan ben 5 anni fa, prima delle Olimpiadi di Rio nel 2016. L’allora atleta della Tinkoff aveva stupito tutti dichiarando di non voler prendere parte alla prova su strada per la conquista del titolo a cinque cerchi. Il suo obiettivo era la Mountain Bike. Lui, che all’epoca era non uno qualunque, ma il Campione del Mondo in carica ma su strada.
Scelta plateale o no, Sagan fece due sole prove in Mtb e non andarono nemmeno bene. La prima era stata la Grazer Bike-Opening Stattegg in Austria, mai conclusa a causa di una caduta. Meglio invece alla Czech Strabag MTB Cup dove aveva concluso al quarto posto conquistando punti fondamentali per la qualificazione per Rio. Bastava solo questo? Non proprio…
Peter Sagan e in particolare la Nazionale slovacca, si giocarono l’unica carta possibile: quella della “Wild Card”. La wild card è, nello sport, il permesso (o anche detto invito) di partecipazione ad una gara o competizione accordato ad atleti o squadre che non si sono qualificate attraverso i percorsi tradizionali. Nel suo caso in particolare ci fu uno scambio di discipline tra lui e il connazionale Martin Haring che viceversa si era qualificato per la prova di Mtb ma prese parte alla prova su strada.
Come sia andata poi a Rio 2016 lo sappiamo tutti. In molti tifosi (anche italiani) alleggiava il sogno di una medaglia in Mtb di Peter Sagan da attuale Campione del Mondo su strada. Sarebbe stato il primo nella storia. Ma la sua non più perfetta conoscenza del mondo delle ruote grasse, gli costarono due belle forature e… addio ai sogni di gloria.
Se Tom Pidcock parteciperà quindi a Tokyo 2020, avrà rispettato tutti i cavilli del regolamento UCI. A questo punto però sorge un’altra domanda: siamo sicuri che sia corretto il regolamento UCI se ci sono così tante scappatoie?