I consigli di Celestino per la Marathon di Coppa a Finale Ligure

Mirko Celestino, professionista su strada dal 1996 al 2007, è cittì del gruppo nazionale XCM XCO dal 2017.
Tempo di lettura: 5 minuti

Nei giorni scorsi vi abbiamo presentato il tracciato della Marathon di Finale Ligure (clicca qui per scoprirlo nei dettagli) che sarà valida come seconda tappa di Coppa del Mondo Uci di specialità. Un percorso che si annuncia impegnativo e molto esigente. E proprio per questo abbiamo chiesto al commissario tecnico della nazionale XCO-XCM, Mirko Celestino, che l’ha provato a fine aprile, incontrando sul tracciato Samuele Porro della Wilier Pirelli (leggete qui la sua Cape Epic insieme a Vincenzo Nibali) di descriverci la bellezza e i punti più impegnativi di questo percorso, aggiungendo poi qualche consiglio specifico per gli amatori che decideranno di sfidarlo.

Il panorama dal Monte Mao, con vista sul golfo di Spotorno e Noli: siamo sull’altopiano delle Manie.

Mirko, se dovessi scegliere poche parole, come definiresti il tracciato di Coppa del Mondo di Finale?

«E’ un percorso che mi piace molto. Duro, all’altezza di una coppa del mondo. E qui a Finale non poteva essere diversamente. Mentre lo provavo ho incontrato sul tracciato Samuele Porro e alla fine lo abbiamo affrontato insieme».

Sarà delicato da decifrare?

«E’ selettivo sia dal punto di vista altimetrico, perché presenta 3.760 metri di dislivello, che in discesa».

Quali saranno i punti più delicati?

«Ce ne saranno davvero molti ed è il bello di questo tracciato. Il primo di tutti è la partenza e la prima salita…»

In che senso?

«La prima ascesa è molto lunga, la più lunga di tutta la prova. Sono sedici chilometri impegnativi, che bisognerà affrontare con la testa. Chi vorrà primeggiare non potrà farla certo a tutta. Ma non puoi staccarti e salire col tuo passo, rischi di non rivedere più i primi. Non ha pendenze da Hero. Il bello arriva dopo, molto dopo».

Quando?

«Ci sono delle discese impegnative, ma non ho trovato nulla di impossibile. Molti, sentendo il nome Finale Ligure, hanno pensato a single track da enduro. Ma gli organizzatori hanno fatto un gran lavoro. Certo, il tracciato è tecnico, ma è giusto. E poi cambia di continuo ambiente e terreno. Presenta tanti cambi di ritmo. Bisognerà saperli decifrare e arrivare a metà gara senza aver speso troppe energie».

Proprio i cambi di ritmo possono essere determinanti alla fine?

«Esatto. Ci sono tanti strappi e le discese non ti permettono di recuperare al cento per cento, di tirare il fiato. Forse la vera caratteristica del tracciato è proprio questa. La sua varietà. C’è da cambiare spesso rapporto, stile di pedalata, posizione: in piedi, seduto, poi in piedi di nuovo. Il rischio dei crampi è forte in questo caso. Bisogna cercare di risparmiare più energie possibile fino al chilometro 60 circa».

Fino alla Valle di Vado quindi…

«Precisamente: lì inizierà la parte decisiva di tutta la prova. Chi sarà riuscito a gestirsi e ad alimentarsi bene, farà la differenza».

A chi è adatto questo tracciato?

«Ai biker completi. Non uno scalatore puro per salite lunghe, ma un biker che sappia anche “strappare” e gestirsi, che sappia adattarsi. Bisogna essere veloci ed esplosivi, ma avere un gran “fondo”».

E poi ci sono tanti tipologie di terreno…

«Un’altra delle caratteristiche che mi è piaciuta di più. In cento chilometri si cambia più volte terreno. Si passa dallo sterrato veloce ai single track stretti, secchi, sotto la vegetazione, poi al sole. Curve in appoggio ed esposte. E proprio il sole potrebbe essere determinante alla fine, negli ultimi 40 chilometri».

Il terreno della Marathon di Finale Ligure cambierà in continuazione: questa varietà secondo Celestino sarà determinante.

Eppure gli ultimi 40 chilometri sulla carta non sono i più difficili…

«Ma hanno tantissimi cambi di ritmo e qui chi ha la gamba ancora fresca potrà fare la differenza. Come detto poi, dal 60° chilometro in poi la gara si svolgerà tutta allo scoperto. E questo fa la differenza.»

Come hai trovato la discesa del Mao Crest?

«Ho trovato dei sentieri perfetti. Sembravano nuovi di pacca. Una discesa bella, molto tecnica, da affrontare con molta lucidità perché non lascia margini di errore. Il panorama è stupendo, ma i pro’ non potranno guardarlo. Gli amatori invece sì, giusto un istante».

Per quanto riguarda gli amatori, invece, come giudichi questo percorso?

«E’ molto impegnativo e il consiglio che posso dare è quello di andarlo a vedere nei giorni precedenti. A livello altimetrico è duro come una Hero, ma la particolarità è che non vi consentirà di riposarvi in discesa. Serve almeno un giro test. Questo vi permetterà anche di essere più sicuri nelle discese. Bisogna fare molta attenzione nelle discese larghe alle canaline di scolo dell’acqua. Quello per gli amatori può essere un problema, perché di solito nella discesa “facile” si tende ad abbassare la guardia e rilassarsi».

Come dovrà essere la gestione di gara?

«Sarà una prova da gestire molto attentamente, sia con le forze che con l’alimentazione. Bisogna mangiare e bere al momento giusto. Con un clima secco e tanta polvere spesso si tende a mangiare meno del dovuto e in queste gare così lunghe c’è il rischio di spegnersi pian piano senza accorgersene. Quando lo capisci, ormai è tardi per rimediare».

C’è una gara che assomiglia a questo tracciato?

«Come territorio l’ho trovato molto simile a quello dell’Etna. Come prova, è vicina a quella di Capoliveri».

Torniamo ai pro’: chi può essere avvantaggiato da questo tipo di terreno?

«I biker più tecnici, quelli che guidano bene. Per gli italiani, Samuele Porro, Fabian Rabensteiner e Gioele De Cosmo. Loro potrebbero far bene. I primi due hanno una grande esperienza nelle lunghe distanze. Gioele è quello con meno “storia” nelle marathon, ma è una corsa adatta anche a lui. I favoriti poi alla fine sono sempre gli stessi. Secondo me, chi sa fare la differenza, la fa anche in tracciati non adatti alle proprie caratteristiche».

E tra gli stranieri chi vedi favoriti?

«Ne ho visti tanti pedalare molto bene, non solo quest’anno. Io vedo come favoriti principali Martin Stosek e Andreas Seevald. Vanno davvero forte. Ma sarà una marathon in cui autogestirsi. Secondo me non vedremo dei gruppetti, ma tanti atleti passare singolarmente».

Spiegaci meglio…

«In una marathon così impegnativa bisogna conoscersi e fare la gara su se stessi. Non si possono seguire gli altri, ma andare avanti concentrati con la propria testa. Il rischio di saltare è troppo grande. Samuele (Porro, ndr) corre sempre in questo modo, è un metronomo. E’ un esempio da seguire ed ecco il perché lo metto tra i favoriti. Manca meno di un mese e vedremo come ci arriveranno i più forti. Io? Non vedo l’ora di esserci e di vedere come andrà!».

Anche noi non vediamo l’ora di gustarci questo spettacolo. E se non volete perdere tutti gli aggiornamenti della prova di Coppa del Mondo XCM di Finale Ligure, restate sintonizzati sul nostro sito.