Tutte le bici di Nino Schurter che devi assolutamente conoscere

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Nino Schurter non è soltanto un campione, è un riferimento assoluto nella Mtb. Tanto che il suo percorso d’atleta è stato così importante da stabilire cos’è il cross country a livello agonistico, dettandone i ritmi e le competenze necessarie. A 37 anni, Nino dimostra ancora una volta di dominare. Nessun altro atleta di mountain bike ha mai fatto qualcosa del genere. Un record di 10 titoli di campione del mondo XCO Elite (2009, 2012, 2013, 2015, 2016, 2017, 2018, 2019, 2021 e 2022.), un oro olimpico (Rio 2016, più un argento a Londra 2012 e un bronzo a Pechino 2008), un titolo europeo (2020), 8 titoli di campione della Coppa del mondo e ora la sua 34ª vittoria nella Coppa del mondo XCO Elite. Nino si è affermato come uno dei più grandi di tutti i tempi. Per fare la storia servono talento più abnegazione. Ma anche gli strumenti giusti contano. Dietro le 34 vittorie di Schurter si nascondono precisione meccanica, attenzione ai dettagli, tecnica, ingegneria. Abbiamo selezionato alcuni momenti della lunga storia sportiva di Nino. Importanti o no, sono stati passaggi nella carriera di questo atleta straordinario. E abbiamo analizzato le componenti tecniche delle sue bici. Lo abbiamo fatto bene e nei dettagli.

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LA 1ª VITTORIA A DALBY FOREST NEL 2010

Il battesimo come campione di Schurter è avvenuto a Dalby Forest nel 2010. Nino Schurter vince davanti a “Le Roy” Julien Absalon e gli appassionati iniziano a gustare l’antipasto di un menù da ristorante super stellato. È un Nino giovane, con lo sguardo giovane, tipico degli esordienti forti, pieni di energia, freschi, che provano con provano a dare tutto con un pizzico di spavalderia mista a insicurezza. Nino però mette a segno il primo punto che lo porterà alla sua prima coppa del mondo.

LA MTB DELLA 1ª VITTORIA

La bici che Nino Schurter ha usato per la conquista del suo primo titolo iridato è una front con ruote da 26”: una Scott Scale RC.

Il telaio era un monoscocca in carbonio da 900 grammi con un angolo sterzo da 69,5°, quindi ancora piuttosto chiuso come tradizionalmente si usava fino a non molti anni fa. Molto reattivo nei cambi di direzione ma più insidioso sul tecnico in discesa, a causa di una maggior propensione all’OTB.

Il peso, già di tutto rispetto, si aggirava intorno agli 8 kg. La forcella era una DT Swiss XRC Race con escursione da 100 mm e bloccaggio remoto. Una forcella in carbonio con un peso intorno ai 1200 grammi.

L’attacco manubrio era da 110 mm, piuttosto lungo, mentre il manubrio appena 600 mm, assolutamente diverso dagli standard odierni. La lunghezza del manubrio è, infatti, molto importante per la manovrabilità del mezzo. Adesso si parte intorno ai 700 mm del Cross Country per arrivare agli 800 e più delle discipline più discesistiche come DH ed Enduro.

La Mtb montava un cambio SRAM XX 2×10 con GripShift e una guarnitura SRAM XX Carbon 42/28 e cassetta 11-36. Era il periodo della doppia all’anteriore che semplificava la vita di molto rispetto alla tradizionale tripla, ma non abbastanza come la attuale singola che, eliminando del tutto il deragliatore anteriore grazie a una rapportatura più generosa della cassetta, consente meno inconvenienti tecnici e una trasmissione più pulita e funzionale.

Il reggisella era integrato nel telaio e all’epoca si usavano ancora i bar-end, le famose “corna” tanto di moda all’epoca, sparite totalmente sulle bici da gara.

Mancava il reggisella telescopico, forse una delle innovazioni più utili nel mondo dell’offroad. Sebbene ancora adesso molti atleti non lo usino, sta facendosi strada anche tra gli atleti più tradizionalisti dell’XC. La comodità di poter modulare l’altezza a seconda del terreno e soprattutto in discesa è impagabile. Specie ora che le discese degli anelli di gara del Cross Country sono diventate molto più tecniche di un tempo. Stessa ragione per cui oggi molti professionisti scelgono una mtb full suspended.

I cerchi erano dei Ritchey Superlogic in carbonio e gli pneumatici dei tubolari Dugast.

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LA 10ª VITTORIA NEL 2013 A VALLNORD

La decima vittoria Nino la realizza nel 2013 a Vallnord. Si tratta della 3ª vittoria in Coppa del Mondo che ottiene nella stagione 2013. Nino precede in classifica Daniel McConnel e il solito agguerrito Julien Absalon. Si stanno disputando i mondiali di Pietermaritzburg dove Schurter mette a segno ben tre vittorie e vince il suo terzo titolo mondiale.

LA MTB DELLA 10ª VITTORIA

Schurter vince con il formato ruote 27.5” visto che gli ha portato fortuna nel 2012 ai mondiali di Saafelden in Austria.  La sua bici è una Scotta Scale 700, ancora rigorosamente una hardtail. Ormai le ruote da 26” sembrano essere solo un lontano ricordo. La Mtb ha un telaio in carbonio Scale 700 27.5” con perno passante 142×12.
La forcella è una DT Swiss Custom da 100 mm con archetto rovesciato.

La trasmissione è un’affidabile SRAM XX1 1×11 con corona 38t e cassetta 11-42t. La corona singola all’anteriore garantisce affidabilità e facilità di guida senza doversi preoccupare troppo degli incroci catena. Peso minore e un deragliatore in meno cui dover badare. Il manubrio in carbonio è un Ritchey di lunghezza 700 mm. L’attacco sempre Ritchey con angolo negativo di 17°, come siamo abituati a veder montare sulle bici di Nino Schurter. Le manopole sono delle Ritchey in spugna.

Le ruote sono delle DT Swiss predisposte per tubolari e montano appunto dei tubolari Andre Dugast da 27.5”. Il canotto sella è un Ritchey da 31.6 mm e la sella una Ritchey WCS Vector Evo.

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LA 20ª VITTORIA A LENZERHEIDE NEL 2016

La 20ª vittoria di Schurter si realizza a Lenzerheide durante la coppa del mondo 2016. Nonostante un problema con l’attacco dei pedali che gli fa perdere qualche posizione subito dopo la partenza, Schurter le suona a tutti, ribadendo la sua superiorità tecnica e sportiva. Julien Abasalon si deve di nuovo accontentare di un secondo posto.

Schurter utilizza per la prima volta le ruote da 29”. Le aveva già provate anni prima ma si era sentito più a suo agio con il formato 27,5”. La progressione tecnica nel mondo MTB continua inesorabile e Nino ne rappresenta il collaudatore d’eccezione. Prima il passaggio dalla Scale (front suspended) alla Spark full suspended con ruote da 27,5” e ora il passaggio alle ruote da 29” sempre con telaio biammortizzato.

Chi segue da anni il mondo della MTB si ricorderà le discussioni su quanto erano pigre le ruote da 29” nei cambi di direzione, caratteristica che grazie a forcelle con offset (o rake) maggiorato e conseguente riduzione del trail, e con gli opportuni aggiustamenti adattivi sulla geometria del telaio, hanno consentito una maneggevolezza davvero ottima anche su questo formato ruota.

Con l’avvento delle ruote da 29″, infatti, si presentava il problema di rendere più maneggevoli le ruote grandi. Vale a dire, farle girare più facilmente. Si andò così ad aumentare l’offset proprio per ridurre il trail (chiaramente maggiore all’aumentare del diametro della ruota) a vantaggio della maneggevolezza.

Rimaneva, tuttavia, il fatto che un rake maggiore, anche se diminuisce il trail e agevola la maneggevolezza, aumenta il passo della bici e quindi riduce la guidabilità del mezzo sui sentieri stretti. A questo si è provveduto riducendo la lunghezza del carro posteriore per ridurre così il passo, il wheelbase, della bici.

Sembra ieri. Invece sono passati vent’anni da quando, nel 2002, veniva presentata la prima Supercaliber da 29” di Gary Fisher. I giornali titolavano: «Is Bigger better?».

Con il passare degli anni, le migliorie introdotte e i circuiti da XC sempre più tecnici, le 29” sono diventate regine incontrastate del Cross Country mondiale. Grazie ad un’impronta a terra più allungata che favorisce un grip migliore in salita e un miglior mantenimento della velocità sia in salita che in discesa e grazie anche ad un angolo d’attacco minore.

In sostanza, semplificando, la ruota più grande fa diventare più piccolo l’ostacolo. Se ci immaginiamo la facilità con cui un’ipotetica ruota di diametro un metro scavalca un ostacolo da dieci centimetri intuiamo subito la difficoltà che invece incontrerebbe una ruota da mezzo metro a superare lo stesso ostacolo. Un grande vantaggio, quindi, in termini di guida e di conservazione della velocità per le bici da 29”.

LA MTB DELLA 20ª VITTORIA IN COPPA DEL MONDO

La nuova Spark (nuova per il 2016, ovviamente) presenta altre modifiche sostanziali oltre alle ruote da 29”.

La prima che salta all’occhio è il posizionamento dell’ammortizzatore che non si trova più fissato al tubo orizzontale ma si trova sopra al movimento centrale. Questo alleggerisce la parte superiore della bici abbassa il centro di gravità rendendola più stabile. La sospensione è un sistema quadrilatero con carro costruito in un pezzo unico che sfrutta la flessione dei foderi bassi. Questa soluzione ha permesso di passare dai 20 pezzi che componevano il carro a soli 3 con un risparmio di peso di ben 130 grammi.

L’ammortizzatore è un DT Swiss con attacco trunnion e settaggio personalizzato, posto cioè lateralmente al corpo dell’ammortizzatore e non con l’occhiello in cima. Questo per poter ridurre la lunghezza totale della sospensione fino a 25 mm (la lunghezza fisica e non l’escursione naturalmente) in particolare su MTB con telai piccoli dove occorre ottimizzare le misure del carro in relazione alle dimensioni della bici.

La forcella è una DT Swiss ODL 100 Race con perno in carbonio e piastra di fissaggio, dotate delle speciali guarnizioni SKF che riducono gli attriti e sono ben visibili in cima ai foderi grazie al colore verde. Il ponte di comando composto da un set Ritchey WCS Team Edition con manubrio flat in versione +/-5 mm regolabile, appunto, nell’ambito di questa misura e con una larghezza di 720 mm. L’attacco manubrio ha sempre un’angolazione negativa, anche se pare meno accentuata della bici usata per i mondiali di Andorra del 2015.

I freni sono degli SRAM Level ULT con scritte dorate dedicate agli atleti selezionati per le olimpiadi. Le manopole sempre Ritchey in schiuma con un peso inferiore ai 20 grammi per paio. La trasmissione è SRAM Eagle 1×12 velocità con cassetta 11/50 e corona da 38 denti.

Le ruote, grande novità per Nino che usa per la prima volta il formato 29”, sono delle DT XMC1200 con – e anche qui c’è un sostanziale cambiamento – pneumatici Maxxis Aspen tradizionali, non più i prediletti tubolari Dugast. Anche se fonti non confermate parlano di un inserto interno antiforatura del tipo Huck Norris o Procore di Schwalbe.

La geometria prevede un angolo di sterzo più rilassato di 68,5° che aiuta molto in discesa, un reach di 456,8 mm e un passo 1158,6 mm in taglia L. Queste misure danno l’esatta idea di un buon compromesso tra assetto in salita e in discesa come ci si aspetta da una bici da XC.

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LA 34ª VITTORIA A LENZERHEIDE 2023

Il circuito XCO di Lenzerheide, dove ha ottenuto la 34ª vittoria, avrà sempre un significato speciale per Nino Schurter, poiché qui aveva vinto la Coppa del Mondo nel 2016. Fare qui il suo record di 34 vittorie in Coppa del Mondo è una favola.

LA MTB DELLA 34ª VITTORIA DI N1NO

La Scott Spark RC di Nino Schurter

La Mtb commemorativa della vittoriosa impresa 34 di Schurter rispecchia nel montaggio quella che lui ha usato per la gara, con una differenza nella livrea che è ovviamente stata pensata per essere celebrativa del grande campione.

Una testimonianza di tutte le sue 34 vittorie in Coppa del Mondo è stato l’obiettivo. Il colore è un grigio elegante e classico con una tonalità a effetto ghiacciato sulla parte superiore del tubo orizzontale e accenti arancioni.

Il telaio dell’edizione speciale della Spark RC presenta quindi tutte le sue precedenti vittorie in Coppa del Mondo con le date sparse sul telaio dal fodero verticale al tubo superiore in ordine cronologico. Inoltre, le distanze dei singoli elementi riflettono l’intervallo temporale tra le singole vittorie, trasmettendo un senso del tempo che scorre e trascinandoti nel loro incantesimo. Puoi seguire la sequenza temporale, farti coinvolgere e riverte il folle viaggio delle vittorie della Coppa del Mondo di Nino dall’inizio. Pura magia.

LA COMPONENTISTICA DELLA SCOTT SPARK RC CARBON

Telaio: Scott Spark RC Carbon HMX SL Custom
Forcella: Rockshox SID Ultimate con corsa da 120 mm
Rear Shock: Rockshox Deluxe Nude
Comando remoto ammortizzatore: Scott Twinloc 2 Technology, 3 modalità
Manubrio: Syncros Fraser IC SL WC con attacco -40° / 80mm e lunghezza 700 mm
Reggisella telescopico: Rockshox Reverb AXS 100MM con viti in titanio
Sella: Syncros Tofino Regular SL Channel
Manopole: SYNCROS SILICON
Pedali: HT Components M2 in Titanio
Trasmissione: SRAM XX SL Eagle AXS a 12 velocità
Manettino: SRAM SL EC AXS CONTROLLER AXS
Guarnitura: SRAM XX SL Eagle Transmission Power Meter con pedivella da 170mm e corona anterriore 38T
Catena: SRAM XX SL Eagle transmission chain
Cassetta: SRAM XX SL CS-1299 Eagle Transmission / 10-52T
Freni a disco idraulici: SRAM Level Ultimate Stealth a quattro pistoncini
Cerchi: SYNCROS SILVERTON 1.0s
Pneumatici: All’anteriore Maxxis Aspen 29×2.40WT 170TPI Exo/TR  e posteriore Maxxis Aspen ST 29×2.40WT 170TPI Exo/TR
Borraccia: Topeak FEZĀ CAGE
Computer: Garmin Edge 840
Liquido sigillante: OKO magic milk high fibre