MTB PLAYERS #11 / Juri Zanotti sogna Parigi: «Il CT ha stabilito dei criteri, se li rispetterò potrò ottenere il pass»

Juri Zanotti, TEAM BMC, ha iniziato forte la stagione 2024 sognando le Olimpiadi (Foto: Maxime Schmid)
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Juri Zanotti a fine febbraio ha aperto le danze alla stagione 2024, quella che potrebbe dargli la possibilità di gareggiare alle sue prime Olimpiadi, con il piede giusto. Anzi, con il colpo di pedale giusto. Già all’Internazionale di Verona, infatti, ha alzato le mani al cielo. Continuando così potrà essere lui uno dei due italiani a strappare il pass per Parigi?

«Sono contento di questo inizio di stagione così forte. A cosa devo già i risultati? Principalmente al nuovo metodo di allenamento. Gli ultimi due anni ho faticato ad uscire dall’inverno con una buona forma. Alle prime gare non andavo ai livelli che mi aspettavo e così, anche se rispetto agli ultimi due anni ho pagato di più, ho cambiato regime di allenamento. D’altra parte i miei fari sono tutti puntati sulle due prove di Coppa del Mondo in Brasile dalle quali si deciderà chi mandare a Parigi e per questo non posso permettermi di iniziare la stagione con un livello meno alto, ma ho bisogno di conferme già dalle prime gare».

Come è cambiato il tuo piano di allenamento rispetto agli anni precedenti?

«Ho fatto molte meno ore in palestra perché non mi rendevano più molto in termini di massa e performance. Prima facevo delle sessioni mirate di forza anche tre volte a settimana e invece quest’inverno ho fatto solo un periodo di quattro settimane andando per due volte. Successivamente ho portato la palestra a un solo giorno e aumentato gli allenamenti di intensità in bici. Un altro cambiamento è che non ho più lasciato quel mese prima di iniziare a fare qualcosa, ma solo due settimane, dopodiché gradualmente ho ripreso con i lavori».

Pensi che così potresti aver raggiunto la tua maturazione sportiva?

«Sicuramente questo inverno ho visto dei cambiamenti, ma ci vuole tempo. Penso che la maturazione sportiva sia un po’ imprevedibile: non puoi sapere quando arriva perché tiene conto di un percorso di crescita personale. Anche a livello di dati quest’inverno è stato incoraggiante, per questo spero che sia solo l’inizio. Anche perché ho 25 anni ma l’età media nella mountain bike è più alta, attorno ai trenta».

Con questi mezzi punterai alle Olimpiadi. Sono l’obiettivo principale?

«Il primo obiettivo, in realtà, sono proprio le qualificazioni. È chiaro che non posso partire a preparare un’Olimpiade come se la corressi già, per questo la mia concentrazione è tutta orientata ad ottenere il pass per Parigi. Se poi rispetterò i criteri stabiliti da Celestino e dovessi ottenere la qualifica allora certo, mi preparerei nel migliore dei modi».

Quali sono i criteri del CT?

«Riguardano le due prove che aprono la stagione di Coppa del Mondo e che si correranno una dietro l’altra in Brasile ad aprile. Da lì, se ci saranno due atleti nettamente superiori al terzo, potranno confermare la selezione. In caso di dubbi si rimanderà la decisione a maggio quando si correrà la prima in Europa, a Nove Mesto».

Juri Zanotti in azione in maglia azzurra, la stessa con cui sogna di correre a Parigi (Foto: Maxime Schmid)

È importante a questo punto sentirsi in un ambiente sereno quando si è con la Nazionale. Il tuo rapporto con Mirko Celestino com’è?

«Lo rispetto molto e lui rispetta me. Abbiamo lavorato tanto insieme nelle categorie giovanili togliendoci tante soddisfazioni. Mi fa piacere conoscerci da parecchi anni perché possiamo interagire tra di noi con tranquillità e soprattutto raggiungere un colloquio costruttivo ogni volta. È un CT che ascolta molto l’atleta: è bello poter parlare con lui e non solo per quanto riguarda la mountain bike».

E la tua squadra ti lascia la libertà di lavorare con la Nazionale per l’obiettivo delle Olimpiadi?

«Certo, la squadra è molto aperta a qualsiasi tipo di impegno con la Nazionale. Lo sanno che le Olimpiadi stanno molto a cuore a noi atleti, infatti anche i due francesi con cui corro nel TEAM BMC hanno le mie stesse ambizioni. Dai ritiri ai meeting, piuttosto che alle trasferte, la squadra si è sempre mostrata aperta a una collaborazione con le nostre Nazionali».

Non sarete pochi a potervi meritare il pass olimpico. Tra gli altri italiani chi temi di più?

«Tutti. Veramente. Stanno tutti andando bene. Sono sicuro che Luca Braidot sia l’uomo che abbia più chance per i risultati che ha ottenuto negli anni passati e per quanto ancora continui a dimostrare: ha vinto di tutto, per lui è sicuramente un obiettivo importante. Anche Daniele Braidot, Nadir Colledani, Simone Avondetto e Filippo Fontana possono giocarsi le loro carte. Come Nazionale sarà difficile battagliarci contro».

Guardando un panorama più internazionale, invece, chi spaventa di più?

«Per numeri e per crescita sicuramente i francesi. Sono quasi al pari degli svizzeri. Penso siano loro le nazioni migliori al momento, soprattutto per quanti uomini e donne hanno: però anche loro possono portare solo due atleti, quindi tanti talenti saranno esclusi. Ma ci sono anche altre nazioni che possono essere molto competitive come la Nuova Zelanda, la Germania o il Regno Unito».

Juri Zanotti in azione (Foto: Maxime Schmid)

Per essere adatto alle tue caratteristiche, come dovrebbe essere il percorso delle Olimpiadi?

«Dovrebbe essere più naturale e con salite più lunghe, però già sappiamo che non è così. Abbiamo fatto il test event l’anno scorso e il format olimpico ovviamente lo ha portato verso percorsi artificiali. Anche perché a Parigi di percorsi nei sentieri ce ne sono ben pochi. È strano ma bisogna ammettere che l’andamento dei nostri tracciati si sta portando sempre di più verso l’artificiale perché si raggiungono velocità medie molto alte. Se dovessi sognare un percorso perfetto sarebbe stile Mont-Saint-Anne, ma non sarà così. Al contrario sarà un percorso molto veloce con salite corte ed esplosive con qualche salto, ma nulla di impegnativo a livello tecnico».

Tra tutte quelle del calendario, quale può essere una gara che per caratteristiche ci somiglia?

«Nel circuito di Coppa del Mondo non mi viene in mente niente. Potrebbe somigliarci solo il mondiale dell’anno scorso a Glasgow per i tratti artificiali. Ma in genere sarà un’esperienza inedita per tutti».