PRESTIGIO 2024 / Assietta Legend tra tradizione e novità: la storia di Giampy Mtb Cab e il suo record

Assietta Legend
Giampy Mtb Cab in una foto storica dell'Assietta Legend
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Siamo solamente ad inizio stagione, eppure la mente dei biker più appassionati è già al 7 luglio, quando a Sestriere andrà in scena la trentaseiesima edizione dell’Assietta Legend, una delle Gran Fondo più antiche e prestigiose del calendario nazionale. Il termine “prestigiose” non è stato usato a caso: anche quest’anno la prova farà parte del circuito Prestigio di MTB Magazine.

Alessandro Capella, uno degli organizzatori, è già al lavoro per rendere anche questa edizione unica nel suo genere. Non è facile rinnovarsi dopo così tanti anni, portare delle novità e uscire dalla fedeltà cieca alle tradizioni. «Se vogliamo rimanere sulla cresta dell’onda, dobbiamo essere capaci di proporre sempre qualcosa di nuovo, attirare bikers non solo dall’Italia, ma anche dall’estero. Tutto questo mantenendo fermi i valori che ci hanno permesso di arrivare fin qui: divertimento, passione, percorsi unici, territori splendidi».

Quando l’Assietta Legend è nata nel 1987, la Mountain Bike era appena nata e veniva guardata con occhi curiosi da tutti gli amanti del ciclismo. «Questo nuovo modello di bicicletta era appena arrivata in Italia – spiega Capella – non esisteva la Mtb agonistica e in Federazione è arrivata solamente un paio di anni dopo. L’Assietta è nata come una combinazione di eventi: la prima è la comparsa di questo nuovo modo di fare ciclismo che sdoganava quelle strade sterrate completamente abbandonate dopo l’epopea di Coppi e Bartali. La seconda è la riscoperta delle alte vie delle nostre Valli, nella nostra corsa si gareggia sempre in quota».

L’Assietta Legend, infatti, è la Gran Fondo “più alta” d’Europa, pedalando sempre sopra i 2.000 metri di altitudine. Si tratta di strade militari che collegavano i forti del Vallo alpino, non erano frequentate e utilizzate, ma grazie alla Mountain Bike sono state valorizzate.

«Sono diventate parte di un patrimonio turistico e naturalistico, non a caso la corsa si svolge all’interno di un parco naturale – continua Capella – Adesso la strada è ben tenuta, grazie al lavoro fatto dai pionieri della Mountain Bike. Come dicevo, ogni anno cerchiamo di portare qualche novità: riproporremo il percorso di 60 chilometri, ma con alcune variante tecniche. La nostra è una gara veloce su strada bianca, quindi la vogliamo rendere un po’ più impegnativa. Il chilometraggio ridotto invece è dovuto al fatto che le Marathon più estreme non interessano ai biker».

Assietta Legend, il record di Giampy Mtb Cab

In tanti anni di Assietta Legend, Capella e gli altri organizzatori hanno visto passare biker di ogni tipo. Tra i molti partecipanti, ce n’è uno che ha fatto la differenza. Il suo nome “d’arte” è Giampy Mtb Cab ed è passato alla storia della corsa per il suo record di partecipazioni consecutive.

«Ne abbiamo viste di tutti i colori – racconta Capella – Abbiamo avuto la fortuna di ospitare partecipanti di tutta Italia e anche stranieri. Giampy però ha fatto la differenza, c’è stato praticamente sempre e rappresenta lo spirito vero della corsa. Ci ha accompagnato nella nostra storia e incarna i valori dell’Assietta. La nostra corsa è aggregativa, fatta di gruppi e società che vivono la domenica come un momento per stare insieme».

Giampiero Cabboni, nome vero, ha visto nascere la corsa, quando si chiamava ancora Tour dell’Assietta e poi Mountain Classic, per poi osservarla cambiare e diventare punto di riferimento assoluto del calendario. La sua storia riporta la memoria ai primi anni ruggenti della mountain bike, anzi rampichino come si chiamava all’epoca.

Giampy ci racconta una passione lunga 22 edizioni consecutive, ma anche altre partecipazioni negli ultimi anni per un totale di quasi 30 apparizioni. «Quello dell’Assietta Legend è un percorso emozionante per i panorami che offre e per la fatica nel gareggiare in una Marathon d’alta montagna, unica nel suo genere. E’ il percorso storico del Tour dell’Assietta che è stato riproposto nel migliore dei modi; un percorso unico che ancora oggi è in grado di trasmettere tante emozioni».

Il tracciato immerso in un parco naturale ha fatto innamorare Giampy. «Tra tutte, la cosa più emozionante è il passaggio su Cima Ciantiplagna, un luogo mitico. Lassù in cima al mondo a 2.750 metri di altezza, sulla cima spesso avvolta nelle nebbie».

La prima partecipazione addirittura nel 1994. «È stata la mia prima Gran Fondo. L’ho fatta con una Stumpjamper rigida, e ricordo che è stata più dura la discesa della salita. Poi nel 1998 il percorso è stato invertito: con la partenza a Pragelato e l’arrivo a Sestriere».