Avondetto, sognando l’Olimpiade: «Voglio giocarmi le mie chance. Non sono uno che soffre la pressione»

Avondetto
Simone Avondetto in azione nel circuito di Mairiporã (credit: Ross Bell / Wilier-Triestina)
Tempo di lettura: 4 minuti

In attesa della seconda tappa di Coppa del Mondo di Araxá, siamo riusciti a intercettare uno dei protagonisti del weekend di esordio di Mairiporã: Simone Avondetto. Con il nativo di Moncalieri abbiamo parlato di quanto successo in Brasile, ma ci siamo anche fatti raccontare della sua passione per MTB.

«Il mio amore per la bici nasce da bambino. Si tratta di una passione che mi ha trasmesso mio padre, che tutt’ora disputa gare amatoriali durante tutto l’anno».

Chi erano i tuoi idoli da piccolo?

«Non ho un corridore singolo. Più o meno i nomi a cui mi ispiro sono quelli a cui guardavano tutti i ragazzi della mia generazione: Absalon, Schurter e Kulhavy. Loro tre sono sempre stati i miei punti di riferimento».

Hai sempre e solo fatto MTB o hai provato anche altre discipline?

«Avendo iniziato molto presto ho corso in tutte le categorie giovanili, ma sempre e solo mountain bike. Non c’è un motivo preciso, probabilmente perché a mio padre gli piaceva correre con le ruote grasse, quindi io sono cresciuto facendo ciò. Però non ho mai avuto neanche il pensiero di passare ad altre discipline o di fare la multidisciplina».

Nel 2022, Avondetto si è laureato campione del mondo di XCO U23 a Les Gets, confermando di essere uno dei prospetti più interessanti del panorama internazionale. Purtroppo la sua prima stagione tra i professionisti non ha rispettato le attese, anche a causa di qualche problema di salute. Il 2024, però, è iniziato nel migliore dei modi.

Simone Avondetto
Simone Avondetto a braccia alzate dopo la vittoria della prova U23 di XCO ai mondiali di Les Gets

Una volta vinto quel mondiale eri un nome molto atteso tra gli elite. Nel tuo primo anno hai sentito questa pressione?

«In realtà mi ritengo abbastanza bravo a gestire la pressione e non la sento particolarmente quando sono sulla mia bici. In più, vincere aiuta a creare consapevolezza in sé stessi e nei propri mezzi. Quindi ritengo che arrivare al professionismo con una carriera tra i dilettanti come la mia, in realtà aiuti a fare il grande salto. Perché arrivi tra i elite che sei più pronto».

A incidere negativamente sul tuo 2023, inoltre, ci ha pensato la mononucleosi. Come hai gestito questo problema?

«Purtroppo sono cose che capitano. Si tratta di una malattia che, almeno una volta nella carriera, la contraggo quasi tutti gli atleti. Quindi ti dispiace, però non bisogna demoralizzarsi. Bisogna solo prendersi il tempo giusto e non affrettare il rientro. Gestire bene le tempistiche e tornare quando si è nuovamente al massimo è la cosa più importante».

Dopo un buon inizio di stagione nelle corse europee è arrivato l’exploit del 6° posto all’esordio di Coppa del Mondo a Mairiporã. Te lo aspettavi?

«Sì. Tutta la prima parte di stagione è stata fatta in funzione delle due tappe brasiliane di Coppa del Mondo. In inverno ho fatto lavori precisi per raggiungere la migliore condizione in queste due settimane. Quindi fare un risultato qui era alla mia portata».

A impressionare non è stato il risultato in sé, quanto la rimonta dalla sessantacinquesima piazza alla sesta. Raccontaci come è andata.

«Il piano era partire forte e provare a recuperare tante posizioni nel giro di lancio. Così è stato. Penso di aver concluso il primo giro una ventina di posizioni più avanti di quanto ero partito. Poi ci sono stati due/tre momenti di stallo. Mentre nel quinto e sesto a molti si è spenta la luce. Ma io ne avevo ancora. Così ho rimontato altre posizioni e, una volta visto che i primi non erano così lontani, ho provato ad andare a riprenderli. All’ultimo giro eravamo un gruppetto di una decina di atleti davanti e ce la siamo giocata».

Simone Avondetto in azione sul tracciato di La Thuile 2023 (credit: Mario Pierguidi)

Pensi che dopo questa prestazione ti sei assicurato una chiamata per i Giochi Olimpici di quest’estate? Che emozione sarebbe andare a Parigi?

«Non so quando si sapranno i nomi, ne so quali siano le idee del ct. Per ora mi limito a non pensarci e a dare il massimo. Queste due tappe di Coppa del Mondo sicuramente sono un banco di prova importante e voglio giocarmi tutte le mie chance. Poi verrà quel che verrà. Ovviamente partecipare a un’Olimpiade sarebbe un sogno e stiamo lavorando per quello».

Come molti atleti non avevi mai corso a Mairiporã. Com’era il percorso? Quali sono state le principali avversità?

«Si tratta di un percorso molto moderno: largo, veloce e per metà artificiale. Non era particolarmente tecnico, ma il fondo scivoloso rendeva più difficile la guida della bici. Se non stavi attento era un attimo perdere il controllo e finire per terra».

Nella prima tappa non hai potuto corre lo short track, ma solo il cross country per una questione di classifica. Oggi invece sarai al via del XCC. Sensazioni?

«A Mairiporã non ero tra i primi 40 della classifica, quindi non ho potuto prendere parte allo short track. Mentre essendo salito in ottava posizione, ad Araxá correrò anche di sabato. Detto ciò, lo scorso anno qualche gara l’ho corsa in XCC… anche in Coppa del Mondo… ma sono più adatto alle gare di cross country».