Berta dopo il bronzo Mondiale: «Miglioro di anno in anno. Ora punto al primo successo in Coppa del Mondo»

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Martina Berta, bronzo mondiale, raggiante al traguardo della prova iridata di Pal Arinsal 2024 (foto Federciclismo)
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Lo scorso weekend abbiamo tutti gioito per il grandissimo risultato raccolto da Martina Berta nella prova mondiale di cross country. L’azzurra classe ’98, che in stagione ha decisamente faticato a trovare risultati altisonanti in gare internazionali, ha condotto una gara intelligente e allo stesso tempo spettacolare. Corsa culminata con la bellissima rimonta nell’ultimo giro sulla sudafricana Candice Lill, che gli è valso il gradino più basso del podio.

Torni in Italia con due bronzi, nella team relay e nel cross country. Ti aspettavi questi risultati?

«Devo essere sincera e non ero partita per Andorra con un obiettivo preciso. Una volta lì Celestino mi ha chiesto se volevo fare la team relay e, parlando con il mio allenatore, ci siamo detti che fare un giro a tutta per testare la gamba sarebbe potuto essere utile. Direi che così è stato. Abbiamo ottenuto un buon risultato di squadra e dal sabato ho iniziato a sentirmi veramente molto bene durante gli allenamenti sul percorso di cross country. Da lì a pensare di poter andare a medaglia il giorno dopo, ne passa. Sicuramente volevo ben figurare, fare una gara di gestione e poi giocarmi tutto nel finale. Poi, quando a due giri dalla fine mi sono ritrovata nelle prime posizioni, mi sono detta che forse oggi era il giorno giusto».

Il tuo è stato un terzo posto arrivato dopo una bellissima rimonta. Sofferta tanto quanto voluta. Qual è stato il momento in cui ha capito che potevi salire sul podio?

«Difficile indicarne uno preciso. Il ritmo è stato elevato fin dai primi metri. Puck (Pieterse, ndr) ha fatto una partenza abbastanza folle, imponendo un’andatura non sostenibile per nessuna delle altre atlete. Anche io che sono una che non ha problemi a partire forte, anzi spesso sono io a mettermi davanti, sono andata in difficoltà fin dalle prime curve. Quindi ho immaginato che qualcuna delle ragazze che aveva provato a tenere il passo di Puck avrebbe potuto accusare nel finale. Perché quando fai un fuorigiri in altura lo paghi il doppio di qualsiasi altra gara. Io invece sono andata del mio passo, anche domenica sono rimasta coinvolta in un rallentamento perché ero subito dietro a Richards quando è caduta. Però e al secondo giro mi sentivo bene e ho cercato di recuperare un po’ di posizioni, ma non mi sarei mai aspettata di finirlo nel gruppo che si giocava la terza posizione. In quel momento, però, manca ancora tanto all’arrivo. Penso di aver iniziato a capire che potevo farcela al penultimo passaggio sotto il traguardo. Quando mi hanno detto che stavo recuperando su Candice (Lill, ndr). All’ultimo giro ho tentato il tutto per tutto. Tanto dietro avevo solo Loana (Lecomte, ndr) e anche se avessi fatto un fuorigiri non avrei perso tanto. Quarta o quinta non cambiava nulla. Mentre un bronzo ti cambia la stagione. Devo però rivelare che, rivedendo le immagini una volta a casa, mi sono resa conto che ero molto più in distante di quello che pensavo io mentre ero in corsa».

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L’Italia conclude la Team Relay al terzo posto, dietro a USA e Francia (credit: Michele Mondini)

Come mai non hai corso la prova dello short track del sabato?

«Perché in una manifestazione come il Mondiale è una gara che si fa solo se si punta una medaglia. Durante tutta la stagione, inoltre, questa è stata la disciplina dove ho fatto più fatica, arrivando a volte a condizionarmi anche il cross country. Mentre gli anni scorsi riuscivo sempre a piazzarmi nel xcc e partire bene il giorno dopo. Quest’anno, facendo fatica nello short track, mi ritrovavo invece la domenica a partire sempre un po’ indietro, con tutti i rischi annessi. In più, quello di Pal Arinsal, è un percorso di altura e non sai mai quanto ci metti a recuperare. Nelle gare più basse bastano due giorni e sei perfetto, ma quando sei in quota non hai questa certezza. Correndosi il venerdì ho preferito non rischiare e concentrare tutto sulla gara della domenica».

Prima del Mondiale Celestino ci ha detto che tu non sei andata in altura a Livigno con la nazionale, ma hai preferito fare il tuo solito ritiro al Sestriere. Come mai questa scelta? Che vantaggi ci sono?

«Quella di andare in altura a Sestriere prima di un grande evento è una scelta che faccio da sempre. Conosco molto bene il posto perché si trova vicino a mia casa. Lì riesco a isolarmi, a stare bene e a fare una preparazione in altura senza che mi pesi troppo. Per me è un posto magico dove riesco a fare tutti i sacrifici che vanno fatti e ad allenarmi come si deve. È un posto familiare, tanto che con me c’era anche mio fratello. Insomma tutto sembrava tranne che di stare in ritiro. Dopo l’Olimpiade, non essendoci state gare, sono stata lì per quasi un mese e ho fatto un importante ciclo di allenamento. Prima, però, ho riposato qualche giorno perché ero stanchissima».

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Mirko Celestino, ct della nazionale di MTB italiana

Pauline Ferrand-Prevot, che era la grande favorita, non è invece mai stata della partita, chiudendo addirittura 14ª. Te lo aspettavi?

«In realtà lo sospettavo. Capita spesso agli atleti, dopo aver ottenuto un risultato pesante, che nel periodo successivo non siano al 100%. Pauline a fine luglio ha vinto l’oro olimpico, quindi è naturale che in questo mese sia un po’ calata di condizione. D’altronde ha impostato tutta la stagione concentrata fisicamente e mentalmente per quell’obiettivo e per avere il picco di forma in quel momento. Nella preparazione fatta a luglio è sicuramente riuscita anche ad andare oltre il suo limite e adesso è normale che paghi lo sforzo. Mentre magari atlete che non sono riuscite a entrare in condizione prima, ora vanno più forte. Poi così male da uscire dalle prime 10 non pensavo. Ma dopo aver visto venerdì Evie (Richards, ndr) batterla in volata nello short track mi è venuto il sospetto che non avrebbe vinto neanche domenica».

Dopo questo risultato, come valuti la tua stagione?

«Nonostante si sia spesso detto in giro che la mia fosse un’annata deludente. Dal punto di vista personale e per le sensazioni che ho avuto durante l’anno, io sapevo che stavo bene e che stavo andando forse anche meglio rispetto alla stagione scorsa. Il problema vero sono state le prestazioni. Durante tutto il 2024 ho faticato molto a mettere insieme una gara completa, anche se spesso non è stata colpa mia o della mia condizione. Ad esempio, a Les Gets stavo bene e sentivo di poter fare un buon piazzamento, ma in partenza mi hanno toccato e sono rimasta coinvolta in un rallentamento che mi ha costretto a una gara di rimonta. Situazione simile è successa anche a Crans-Montana. In Coppa del Mondo, però, se rimani dietro nel primo giro poi è complesso recuperare. Non nego che a livello di risultati mi aspettavo sicuramente di più anch’io, ma facendo un’analisi più profonda non è una stagione da buttare. L’anno scorso, a parte il secondo posto a Val di Sole, mi sono accesa a livello di prestazioni nelle trasferte di fine stagione in Nordamerica. Prima ero stata sempre intorno alla decima posizione. Quest’anno sicuramente pesa una spedizione olimpica non soddisfacente, in Francia si poteva decisamente fare di più. Le Olimpiadi, però, sono l’appuntamento principale di chiunque venga convocato. Di conseguenza la condizione delle avversarie è mediamente più alta rispetto alle altre gare. Secondo me si può chiudere dicendo che il Mondiale ha aggiustato la stagione, mostrando che nel complesso è stata meno negativa di come si riteneva fino a qualche settimana fa».

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Puck Pieterse sul podio tra Terpstra e Berta (foto UCI-MTB)

Quali sono gli obiettivi per il finale di 2024?

«Sicuramente voglio continuare a fare bene. Con la condizione che ho e che finalmente ho dimostrato a tutti di avere posso fare grandi cose. Adesso mi riposo ancora qualche giorno e poi riprendo gli allenamenti per preparare bene le ultime due tappe di Coppa del Mondo. Sono due grandi appuntamenti e importanti occasioni di fare risultato. Anche perché dopo una stagione così lunga qualche atleta partita forte fin dai primi mesi accuserà la stanchezza e avrà un calo di condizione. Quindi penso che sia importante tenere duro sia fisicamente, che mentalmente».

Guardando un po’ più avanti, quali sono le principali ambizioni per la prossima stagione?

«Voglio continuare a crescere come sto facendo. Ogni anno sto aggiungendo un piccolo pezzo. A fine 2022 ho fatto la mia prima top 5 in Coppa del Mondo, l’anno scorso ho colto il primo podio e quest’anno l’obiettivo era fare una medaglia in un appuntamento importante. Anche se nell’ultima occasione, ci sono riuscita. Per il prossimo anno uno step importante sarebbe riuscire a vincere una tappa di Coppa. E chissà, magari un giorno riuscire a conquistare un’altra medaglia mondiale, possibilmente più pregiata del bronzo. Sono ovviamente cosciente del fatto che sono entrambi molto ambiziosi come obiettivi, ma non impossibili».

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Martina Berta con la maglia della nazionale italiana (foto dal profilo Facebook dell’atleta)

Indicare una tappa dove si pensa di poter vincere è sempre complesso, ma c’è un percorso su cui senti di avere più chance di centrare questo risultato?

«Per quanto riguarda il calendario della Coppa del Mondo 2025 stiamo ancora aspettando l’uscita e soprattutto di capire quali gare si correranno in quale periodo dell’anno. Perché anche quello incide. Ad esempio, per vincere una corsa ad aprile devi partire forte fin da subito e se il tuo programma non lo prevede è difficile riuscirci. Detto ciò io mi esprimo meglio sui tracciati naturali come possono essere Val di Sole o Nove Mesto, o altri dove non ci sono troppi tratti artificiali. Guardando a quest’anno le due gare in Brasile sono state molto complesse per me anche per questo aspetto. Il tracciato artificiale l’ho pagato anche all’Olimpiadi. Io ho sempre sofferto le gare veloci, mentre prediligo quelle più tecniche. Il mondo della mountain bike, però, sta andando sempre più verso percorsi artificiali. Quindi su questo campo lavorerò sicuramente tanto per migliorare già da quest’inverno e nei prossimi a venire».