
È un po’ come andare a scuola: la Mtb, proprio come la matematica, non si può trascurare. Ed è questo ciò che le recenti apparizioni di Mathieu Van der Poel dovrebbero farci capire. Non ci riferiamo solo all’ultima gara di Nové Město (con la doppia caduta),
ma anche al Mondiale di Glasgow e alla disastrosa Olimpiade di Tokyo. La Mtb, proprio come la matematica – e perché no, anche come la palestra (come vi abbiamo mostrato in questo pezzo) – richiede richiami costanti.
Quando l’esempio arriva da un fuoriclasse, che di questi tempi sta forse tirando troppo la corda (preparando il Tour de France, con in contemporanea il mondiale XCO nel mirino), il concetto diventa ancora più chiaro. La Mtb esige confidenza, padronanza del mezzo e feeling con il terreno: tutte cose che si acquisiscono solo con la pratica.

Cari biker, sperimentatelo: trascurate la Mtb per qualche mese (non che VDP l’abbia fatto, ma a certi livelli tutto si paga e la pratica dev’essere forse di più), magari pedalando solo su bici da corsa. Quando ci risalirete, vi sembrerà tutto nuovo, quasi estraneo, come se quella bici non fosse più la vostra.
Mai abbandonare la pratica!
Il consiglio, quindi, è di non abbandonare mai del tutto la mountain bike, nemmeno quando per gli allenamenti specifici si preferisce la bici da strada. Anche solo una o due uscite a settimana, con qualche richiamo su sezioni tecniche, bastano per mantenere quel feeling fondamentale per performare al meglio su ruote grasse.

Allenarsi costantemente anche in fuoristrada consente di affinare la tecnica di spinta, di migliorare la gestione delle traiettorie e acquisire sicurezza in situazioni complesse, come possono essere sezioni tecniche o particolarmente veloci. Insomma, un discorso semplice, ma pur sempre interessante. Lo “strano caso” di MVDP è un ulteriore dimostrazione: la Mtb non è watt, watt e solo watt.