
Nino Schurter, a Lenzerheide, ha detto addio alle gare di Coppa del Mondo. L’uomo definito “Mr. Mountainbike” lascia, così, un vuoto enorme, non solo per tutti i successi sportivi, ma anche per la sua personalità gigante.
Schurter è stato capace di ridisegnare i confini della mtb. Grazie a lui, le prime full-suspension si sono evolute molto più in fretta: sia in termini prestativi, che costruttivi.
E se Scott, e tutti i brand partner, hanno potuto “osare” nello sviluppo, è stato solo perché sostenute dal più grande biker di tutti i tempi.

Molto più di un semplice atleta
Nino non è stato soltanto capace di vincere l’oro olimpico, dieci titoli mondiali élite, sei iridi nella staffetta a squadre, nove coppe del mondo, un europeo e otto campionati svizzeri. I suoi successi, infatti, rappresentano appena la punta dell’iceberg.
Il suo dominio, dunque, è da considerare ben oltre la dimensione dell’atleta straordinario che è stato. Bisogna inquadrarlo in un orizzonte più ampio: Nino Schurter è stato capace di sbaragliare intere generazioni di avversari, attraverso tutta l’evoluzione delle biciclette e degli stili di riding.
In che senso? Pensateci. Il dieci volte campione del mondo ha dominato sulle 26”, come sulle 29”. Sulle front, come sulle full. Nei vecchi circuiti di Coppa e in quelli nuovi. Contro Absalon e negli scontri con Pidcock. Chi saprà raccogliere la sua eredità?

Schurter il biker, il tecnico, l’uomo. E il futuro?
Ad oggi, nessuno – eccetto lui – ha una sensibilità tale da poter sviluppare una bici alla perfezione, coordinando il lavoro sulle sospensioni e sulla componentistica, assime a quello sul telaio e le geometrie. Nessuno come lui è capace di vincere tutto contro tutti, segnando un’era e ispirando addirittura i suoi avversari.
Sarà il turno di Bjorn Riley, o di Filippo Colombo? E la Svizzera troverà un nuovo capitano? Non ci resta che aspettare, lasciando che siano i trails a decidere.

E Nino, invece, cosa farà “da grande”? Tutto tace. Voci di corridoio suggeriscono qualche apparizione nel Gravel e nel mondo Marathon, rimanendo però sempre in seno al gruppo Scott.
Noi ce lo immaginiamo ancora a sostegno del reparto test, ricerca e sviluppo per il brand americano. Magari, chissà, inserendosi come una sorta di “ingegnere di pista” a fianco dei piloti che rimarranno impegnati in Coppa del Mondo. O almeno questo – forse – è il desiderio di chi vorrebbe non vederlo mai scendere dalla bici.
Secondo voi, invece, cosa dovremmo aspettarci?
Per adesso… grazie di tutto N1NO!













