MONDIALI 2023 / Nel cielo azzurro di Martina Berta: «So come raggiungere alti livelli. Punto al podio»

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Una volta se lo dimenticò in camera. Martina Berta era solo una bambina, faceva sci di fondo. «Il giorno della gara scordai il numero. Feci una corsa per andare a prenderlo». Oggi che è una donna realizzata, un’atleta forte, anzi è la stella di questa Italia Mtb al femminile, Martina vuole sempre ricordarsi chi è. I numeri li colleziona per quando dovrà ripercorrere il film a rovescio. «Li tengo tutti – racconta -, perché un giorno quando chiuderò la carriera sarà come ripercorrerla. Ora ti rendi conto solo a metà di quello che stai facendo. Avere un ricordo è importante». Gioiello della Santa Cruz, atleta dell’Esercito («E’ un orgoglio farne parte»), Martina è pronta a tutto. Il secondo posto in Val di Sole qualche settimana fa le ha dato consapevolezza, quella che serve per affrontare il Mondiale in Scozia più mediatico e ricco di sempre. «E’ bello vedere che posso raggiungere quei livelli lì».

Ti senti l’azzurra più in forma del momento?
«Sto bene e le cose stanno andando nel verso giusto. Ma questo vale per me come per altri atleti italiani. Penso anche a Luca Braidot. In ritiro l’ho visto molto in forma». 

Ti senti da podio?
«Non lo so, ci proverò questo è sicuro. Alle manifestazione come un Europeo o un Mondiale contano solamente le medaglie. Ma non è un’ossessione, fai tutto quello che puoi fare per raggiungerla».

Una gara non si immagina. O sì?
«Puoi anche pensarci, ma conta la gara, quel momento lì, se hai le gambe o no quel giorno. Sicuramente voler raggiungere un podio al mondiale ti stimola a fare il massimo».

Hai fatto una promessa a te stessa se vinci?
«No, non ci ho pensato. Perché mi piace restare sul momento, passo per passo. Non mi piace pensare troppo prima alle cose. Prendi in Val di Sole: non avevo minimamente immaginato che potesse finire così, quando sono arrivata è stato ancora più bello. Così ti godi tutto».

La gioia di Martina Berta, al miglior risultato in carriera (foto Giacomo Podetti)

A 25 anni ti emozioni ancora partire per una manifestazione così?
«I miei ancora mi dicono: “Torna tutta intera”. Non vengono questa volta, troppo lontano. Però emozionarmi no, è bello l’evento ma sei concentrato sulla gara, sulle cose che devi fare, il percorso».

Che gara ti aspetti?
«Ci discese, tanti salti. Ma il punto è che il mondiale è sempre una gara strana, ci sono exploit e tanti favoriti che magari saltano. Tu devi fare la tua gara».

Che significato ha il secondo posto in Val di Sole?
«È consapevolezza. Io lo so: ero sempre lì, sapevo che ero vicino alle prime. In top ten i distacchi non erano altissimi. Fare una gara in Italia, giocarsela con la Ferrand-Prevot, stare a cinquanta secondi dalla Pieterse: è stato tutto bello».

Hai rivisto la gara?
«Sì, certo. Si studia, si ristudia. Anche perché quando ci sei dentro non ti rendi conto di tante cose. Per esempio non mi ero resa conto delle distanze con le altre o di dettagli su cui poi lavori».

Cosa crea la consapevolezza in un’atleta, la vittoria o la sconfitta?
«Credo entrambe le cose. Secondo me ti può dare consapevolezza una vittoria o una performance che non ti aspetti. Magari c’è una condizione sfavorevole e tu tiri fuori una gara forte, questo ti dà consapevolezza. È qualcosa che riesce a stupirti e che riesci a portarti via. Può anche essere un decimo posto, ma quel giorno volevi ritirarti e non l’hai fatto».

Sei emotiva o negli anni hai imparato la freddezza?
«Dipende dai momenti. Emotiva no, mi emoziono dopo un successo. In Val di Sole, per esempio. Non rimango fredda. Lo sono nei momenti in cui serve. Ma non piango per un tramonto, ecco».

C’è un momento di svolta nella tua carriera?
«Tutti dicono l’infortunio. Ma per me no. Già dopo il 2021 volevo cambiare, spingere di più. La mia fortuna è stata trovare Andrea Tiberi e Michele Ricci, che seguono la parte di preparazione atletica e tante cose. Mi hanno insegnato come essere atleta. Nel 2022 mi sono fatta male, ho passato due mesi in palestra e lì ho imparato tanto. Quindi non è tanto l’infortunio in sé».

Mondiali 2023 Martina Berta
Mondiali 2023 Martina Berta

Cosa vuol dire essere atleta?
«Guardare tutto. Magari prima tralasciavo un po’ la palestra e davo più attenzione ad altro. Vivevo tutto molto peggio. In Italia c’è sempre l’ossessione del cibo, della dieta, in realtà la cosa che ho capito è che bisogna mangiare».

L’azzurro cosa rappresenta?
«La maglia è uno stimolo, ti spinge a fare meglio. Non bisogna sedersi, devi sentirla un po’ addosso e devi esserne oroglioso. Ogni gara deve essere l’ultima».

E poi questo è un gruppo valido.
«Sì, siamo stati molto bene in ritiro, uno dei gruppi migliori degli ultimi anni. Questo sicuramente aiuta. Avere Tiberi e Ricci nello staff della nazionale aiuta».

In Italia a che punto siamo con la mtb?
«Un po’ meglio di prima, ci sono dei passi in avanti da fare soprattutto come seguito. Ma arriveranno. La mtb può crescere tanto rispetto ad altri paesi. A parte un paio di squadre, le altre però fanno fatica. Manca chi fa il vivaio. Attenzione: gli atleti ci sono, i talenti ci sono. Non è che in Francia c’è l’aria più buona e allora sono più seguiti. Qui bisogna capire come non disperdere il talento». 

Tu la mtb come l’hai incontrata?
«Da piccolina. Su strada è pericoloso, quando vai in mtb e prendi uno sterrato e magari sei in compagnia puoi chiacchierare, stare bene. I miei genitori andavano già in bici, poi ho seguito le orme di mio fratello».

Mtb è anche natura. Senti il climate change?
«Vedi che ci sono stagioni o momenti in cui fa caldo o piove sempre, o come adesso che ci sono stati danni con le grandinate. Non si può far finta di nulla. Ma è una cosa che dobbiamo fare tutti insieme: limitare i consumi, la plastica».

L’esercito che cosa ti ha permesso di fare?
«Ci sono entrata a diciotto anni, non smetterò mai di ringraziarli. Sono estremamente orgogliosa di rappresentarlo in gara. Con le sue strutture, i tecnici, il team mi consente di allenarmi meglio e di raggiungere obiettivi sportivi sempre più prestigiosi».

E poi studi.
«Ho una vita parallela, ma il tempo è poco. Sto studiando Scienze motorie online perché in presenza è infattibile. Mi aiuta anche nello sport sapere qualcosa di me, del corpo, come funziona. Mi fa essere un’atleta migliore».

E la bici è una cosa su cui lavori molto?
«Cerco di evitare ossessioni, il giorno della gara non è mai tutto perfetto. Vale anche per la bici: basta poco e lavora diversamente. Se tu che ti devi adattare».