
Oggi, certamente più che in passato, nel mondo del Marathon, le vittorie non sono più un mistero. Dietro ogni grande prestazione si nasconde un insieme preciso di numeri, dati e strategie. Non si tratta solo di gambe e coraggio, ma di gestione intelligente dello sforzo, preparazione millimetrica e capacità di mantenere determinate intensità per ore. È esattamente ciò che ci dimostra la vittoria di Andreas Seewald alla HERO Südtirol Dolomites.
Analizzando il suo profilo Strava, ci è stato possibile ricostruire la sua prova dal punto di vista atletico. Ciò che colpisce veramente è però la somiglianza impressionante con i dati registrati dallo stesso Seewald in Coppa del Mondo Marathon a Megève (chiusa 2°) lo scorso anno. Sintomo, con alta probabilità, di un livello “estremo”.

I numeri di Seewald alla Hero
Parlando dell’attività, è subito chiaro che il tracciato della HERO non perdona (estremo come quello di Megève): 86 chilometri con quasi 4.000 metri di dislivello positivo (contro i 101 e 4.350 della controparte), affrontati in 4 ore e 30 minuti a una velocità media di 19,2 km/h. Ecco i dati chiave, che ci interessano, della sua performance:
- Potenza media: 270 watt;
- Potenza normalizzata (NP): 316 watt;
- Picco di potenza: 806 watt;
- Cadenza media: 84 rpm.

Come dicevamo, dati simili, quasi identici, a quelli analizzati lo scorso anno (come si presume il peso dell’atleta, di circa 68 chili). Anche questa volta poi, analizzando il grafico con la ripartizione del tempo nelle singole zone di potenza, emerge il pattern tipico delle Marathon di alto livello: gran parte dello sforzo si concentra tra Z3 (il cosiddetto “medio”) e Z4 (soglia anaerobica). È qui che si gioca davvero la gara, ed è proprio in queste zone che Seewald ha saputo rimanere stabile ed efficiente. Oltre un’ora è stata poi trascorsa in Z1, la zona a bassa intensità. Ma non c’è da stupirsi: ogni salita è seguita da una discesa, dove il potenziometro spesso e volentieri legge 0, nonostante si debba comunque mantenere concentrazione e controllo.


La formula (non) magica per vincere una Marathon
Neanche stavolta purtroppo conosciamo i valori di frequenza cardiaca, ma poco importa. La nostra trattazione si conclude comunque con una sentenza: per vincere (o perlomeno arrivare sul podio) una Marathon di alto livello con quella durata e quel dislivello evidentemente bisogna saper spingere forte sulle prime salite, per non restare attardati, ma poi anche saper mantenere un pacing (inarrivabile per tutti o quasi) costante di quel livello (4 w/kg per tutta la gara?).