Siamo davvero “Heroes”?

Due atleti stanchi e felici all'arrivo della Hero Dolomites (Foto. HERO Südtirol Dolomites)
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Torniamo da Selva di Val Gardena con una medaglia da Heroes. Che a molti piaccia o no, la Hero Dolomites continuerà ad essere uno degli eventi principali della Mountain Bike. Vuoi il tracciato, il marchio, le Dolomiti, l’organizzazione perfetta o tutto assieme. E proprio alla Hero Dolomites, trovi tre tipologie di atleti. C’è chi ci va per il risultato, chi con accurate preparazioni si confronta con se stesso senza velleità di vittoria e chi invece stenta ad arrivare. Il primo non vede nulla, non vede ristori, panorami, niente. Il secondo tipo di atleta ogni tanto alza la testa per vedere sua maestà, le Dolomiti. Il terzo, si gode al massimo l’esperienza fino a che la fatica non gli prende il sopravvento e la gara diventa un’agonia.

Una gara massacrante

Ma la domanda che ci siamo posti è stata: è giusto chiamarci eroi? E’ corretto usare un aggettivo del genere in quella che è una semplice corsa amatoriale? Ce la siamo fatta svariate volte questa domanda nel silenzio delle salite e delle montagne. Rampe che a guardarle dal basso trasmettono maestosità e dall’alto vertigini. Un’altimetria che solo a guardarla dalla brochure informativa fa accapponare la pelle. Salite che solo a nominarle risuonano come canti infernali: Dantercepies, Pralongià, Ornella, Sourasass, Duron

La gioia della partenza. A caccia di un’impresa da Heroes

Abbiamo scalato la prima vetta alle prime luci del mattino, con l’aria frizzante, il pubblico accorso numeroso in funivia e tanto entusiasmo, transitando per Corvara e il Campolongo aspettando la temuta Ornella, la salita più dura della gara chiusa nel suo fitto bosco di abeti (o per lo meno così la ricordavamo).

Già perchè invece abbiamo dovuto assistere per un altro anno ad uno spettacolo impietoso, fatto di alberi accatassati gli uni con gli altri in un bosco violentato dalla natura stessa dopo la follia della tempesta Vaia. L’avevamo vista in televisione quella devastazione, ma dal vivo è esponenziale alla decima potenza.

Muri di neve e un sospiro di sollievo

Quando piano piano il bosco si dirada oltre i 2.000 metri di quota, già presi da una crisi in stato avanzato, abbiamo dovuto fate i conti anche con l’ultimo muro in cemento che ci portava a Porta Vescovo circondati (ancora) da un mare di neve.

La successiva discesa è stata un toccasana per molti, i quali allo stremo delle forze dovevano ancora affrontare la Val Duron, proprio li, dove a meno di 30 chilometri dal traguardo, con oltre un’ora di gara dove eravamo già in difetto di energie, ci si è spento letteralmente il motore.

Le crisi del Duron

Tra pascoli e mucche disinteressate a noi e alle nostre eroiche follie, ci siamo sdraiati a terra, tra gli occhi degli altri atleti che con andatura lenta e sguardo basso attendevano indenni, una fine analoga alla nostra. Maledicendo quella volta che abbiamo scelto di fare una fatica del genere, ci sono tornate alla mente le parole lette su un libro di alpinismo. L’alpinista in questione esprimeva quanto sia importante per gli amanti dello sport e della montagna, cercare il limite estremo per testare la durezza della propria pelle. Aveva ragione.

La dura sfida per diventare Heroes

Potevamo girare la bici e salire sulla prima scopa diretta a Selva di Val Gardena… Eravamo ancora in alto mare per l’ambito arrivo, ma abbiamo dato il tempo che serviva al nostro motore per rimettersi in moto e siamo rimontati in sella. Da li alla cima del Duron è stato un impietoso scenario di gambe ormai spente e di menti poco lucide. L’ultima salita (che molti non sanno nemmeno che esiste) è stata percorsa come quando siamo soli in macchina, con il cruscotto che ti segna 5 km di autonomia e sei completamente solo. Giunti in cima, consci degli ultimi chilometri solo in discesa, abbiamo per un attimo ascoltato quel melodico suono dell’acqua che scende dalla montagna e abbiamo sorriso.

La musica, la birra e il sogno…

Ad un certo punto i primi tetti del paese sono comparsi, poi la musica sempre più forte, la voce dello speaker, i primi accompagnatori, l’arrivo, la gioia e la domanda: possiamo essere considerati Heroes? Ancora una volta rispondiamo che gli eroi sono altri. Ma se intendete dire che abbiamo terminato una gara massacrante, sfidando le nostre paure, conciliando pochi allenamenti con casa, lavoro e famiglia allora SI, lo siamo