Le sospensioni elettroniche stanno conquistando la Coppa del Mondo, ma avranno senso anche per gli amatori?

Luca Braidot sulla sua Santa Cruz. Credit: Foto Pederiva
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Da anni nella mountain bike vediamo sempre più innovazione. Sembrano passati decenni da quando venne introdotto il reggisella telescopico, oppure da quando la Cannondale lanciò il monoforcella. Se ne parlò tantissimo, ed ancora oggi se ne parla ogni tanto, ma non si sapeva se avrebbero o no conquistato il mondo della mountain bike.

Nell’ultimo periodo però è l’argomento “sospensioni elettroniche” a essere sulla bocca di tutti. Da qualche anno vediamo qualche prototipo montato su alcune bici, prima nel mondo del downhill e poi anche in quello del cross-country. Il primo marchio a introdurre questo aggiornamento è stata la FOX con il Live Valve, presentato nel 2018. Grazie ad una centralina che legge il terreno più di 1000 volte al secondo le sospensioni riescono ad adattarsi al terreno istante per istante. Il problema di questo sistema? Il peso, per questo pochi professionisti decisero di utilizzarlo (forse anche per “paura” della novità) e pochi modelli in vendita sul mercato includono la possibilità di montarlo.

Poi è toccato a SR Suntour provare a lanciarsi in questo mondo col sistema SR Suntour Tact. Il loro progetto è stato presentato ufficialmente all’Eurobike di quest’anno e prevede l’uso di un solo sensore (che legge il terreno ogni 0,004 secondi) che trasmette le informazioni alla centralina che le elabora e “parla” agli ammortizzatori. Le sospensioni lavorano su 3 impostazioni che vengono scelte in base alle caratteristiche del terreno, alla velocità ed alla pedalata.  Il sistema è stato utilizzato da Tom Pidcock e da Pauline Ferrand-Prevot sulle loro Pinarello Dogma XC, il peso della versione che hanno usato loro eccedeva di soli 190 grammi un set di sospensioni tradizionali. Tuttavia la loro versione è più leggera di quella che verrà commercializzata perché non c’era bisogno di abbassare il costo. Nonostante questo la versione più economica e più pesante del SR Suntour Tact costa 4.990 euro, decisamente non pochi.

Il sistema elettronico che però ha spopolato in Coppa del Mondo è quello lanciato dalla RockShox: il Flight Attendant. Questo sistema è già in vendita da tempo e solo recentemente è stato adattato al mondo del cross-country (all’inizio fu presentato e pensato per il downhill, quindi per bici più pesanti e comportamenti diversi) con il modello SID. Il vantaggio del sistema della RockShox è che lo stanno usando tanti dei migliori professionisti in griglia: Schurter, Koretzky, Dascalu, Braidot e tanti altri. Tutti hanno trovato diversi modi per montarlo sulla bici, ad esempio la Scott di Schurter lo ha nascosto nel telaio, ma il sistema può tranquillamente essere lasciato esposto e non lavora con alcun filo.

Questo significa che il sistema potrà essere montato su più bici già tra poco perché già adattato a diversi modelli da ogni squadra che l’ha provato. Il prezzo potrebbe essere simile a quello degli altri kit venduti dalla RockShox per le Enduro, per le Trail e per le All Mountain, quindi sui 3.000 euro ma non c’è ancora alcuna conferma. Non si sa neanche tra quanto verrà lanciato sul mercato ma potrebbe essere questione di mesi visto il crescente utilizzo in Coppa del Mondo.

Una domanda che però è lecito farsi è: ha senso passare alle sospensioni elettroniche per un amatore? La risposta è: dipende. Sicuramente nel primo periodo tutte i modelli lanciati dai produttori costeranno molto e potrebbero non essere commercializzati su larga scala, quindi saranno pochi i privilegiati che potranno non solo permettersi di comprarli, ma anche che riusciranno a prenderli. Quando il prezzo sarà minore invece potrebbe non esserci lotta tra il sistema elettronico e quello tradizionale. Una centralina che legge il terreno istante per istante è un’innovazione che alzerà notevolmente non solo le prestazioni della bici, ma anche il comfort che si avrà su di essa. Nei primi anni questo sistema avrà un numero “limitato” di configurazioni possibili da scegliere (automaticamente) a seconda del terreno, e già cambierà notevolmente l’esperienza di guida. Col passare degli anni è semplice pensare che si passerà ad avere un numero sempre più alto di configurazioni possibili, il risultato? Potremmo non sentire quasi alcuna differenza (a livello di sospensioni ovviamente) tra un semplice tracciato sterrato ed uno asfaltato, se ve lo avessero detto dieci anni fa ci avreste creduto?